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domenica 7 settembre 2008

La vacanza della Vita

Io paragono la vita ad una vacanza.

In una vacanza:
- scegliamo il luogo dove andare;
- ci informiamo degli usi e costumi del luogo;
- ci preoccupiamo dei soldi che ci occorrono per vivere lì;
- prenotiamo gli alberghi dove soggiorniamo;
- studiamo i percorsi e i tempi di permanenza;
- prepariamo un elenco di amici o conoscenti da andare a visitare;
- ci portiamo dietro qualche regalino da fare ai nostri amici;
Queste sono solo alcune delle azioni che compiamo per fare questa vacanza.
Dove sta la somiglianza con la vita?
La nostra vita che abbiamo condotto e quello ancora che ci rimane da vivere è stata preparata con le stesse modalità di una vacanza.
Voi vi chiederete da chi?
Risposta semplicissima: da noi stessi!!!
Si, siamo noi stessi che abbiamo organizzato tutto. Noi abbiamo scelto di nascere bianco, nero, giallo o al polo Nord. Noi abbiamo scelto in che luogo nascere. Noi abbiamo scelto la nostra famiglia. Noi abbiamo scelto le nostre mogli e compagne. Noi abbiamo scelto i nostri figli. Noi abbiamo scelto gli amici da incontrare.
Quando la nostra vita giunge al termine è la stessa cosa quando torniamo al luogo di partenza dopo la nostra vacanza. La morte non coincide con la fine di tutto ma solo la fine della vacanza e si torna a casa, pronti a programmare una nuova vacanza.

Qualcuno dirà: impossibile!!!
Non ho modo di dimostrarti che è realmente così, e nessun uomo potrà farlo. La mia teoria deriva dalla mia esperienza, dalle idee che mi sono fatto ascoltando vari personaggi e leggendo dei libri.
Non ha nessuna importanza se questa teoria sia vera o falsa. L'importanza è se questa ti fa vivere meglio la tua vita.
Io vivo bene e tu?

In base a ciò aggiungo: non piangete se un vostro amico o persona cara ha terminato la sua vacanza, ma gioite. Lui è tornato a casa. Un giorno anche per noi arriverà la fine della vacanza.

Vi invito a riflettere sulla mia teoria ed esprimere il vostro pensiero in merito.

lunedì 11 agosto 2008

Mente e corpo

Il 'problema mente-corpo' emerge nella filosofia moderna con Cartesio: se la mente ed il corpo di una persona sono due sostanze distinte, allora occorre spiegare come possano interagire. Già nell'antichità, tuttavia, i filosofi greci si erano occupati della relazione tra l'anima ed il corpo. Psyché, termine tradotto dai Romani con anima, ha vari significati in greco, ma il significato filosoficamente rilevante, già presente in Omero, è quello di 'soffio vitale'. Il modo nel quale i filosofi greci hanno inteso tale soffio sono, ovviamente con molte varianti, essenzialmente tre:
1) l'anima è una parte del corpo; essa consiste di una materia particolarmente sottile che, agitandosi vorticosamente, dà vita e movimento alle membra (Democrito ed Epicuro);
2) l'anima è qualcosa di distinto dal corpo, che viene a trovarsi in esso prigioniera dopo la nascita, ma se ne libera con la morte; l'anima è eterna e, dopo la morte, rinasce in un altro corpo come insegna la dottrina pitagorica della 'metempsicosi' (Platone);
3) l'anima è la forma del corpo ('ilomorfismo'), è una capacità (una 'entelechia prima') che dà al corpo vita, movimento, sensibilità e (nell'uomo) pensiero; l'anima non è corpo, ma non potrebbe esistere senza un corpo così come una forma non può esistere senza una materia: l'occhio è occhio perché possiede la vista, ma la vista (la capacità di vedere) non può darsi senza l'occhio; l'anima si presenta sotto tre forme: l'anima nutritiva propria delle piante, l'anima sensitiva propria degli animali e l'anima razionale propria dell'uomo (Aristotele).
Cartesio nel XVII secolo rifiuta l'aristotelismo degli scolastici e difende, al pari di Galileo (sebbene in forme molto diverse), una concezione puramente meccanicistica della fisica. In questo contesto critica anche la concezione aristotelica dell'anima. Secondo Cartesio l'anima nutritiva non esiste: la vita è un semplice processo meccanico; gli animali sono delle macchine inconsapevoli di sé. Anche il corpo umano è un meccanismo, ma esso è guidato da un intelletto e da una volontà libera, che Cartesio, volendo prendere le distanze dall'aristotelismo, chiama non 'anima razionale' (o 'sensitiva'), bensì mens: pensiero, ossia coscienza. Anche nel dolore che provo in un piede c'è un elemento di pensiero, perché c'è il mio sentire il dolore, c'è la consapevolezza di provare dolore. E questa consapevolezza non è riducibile a qualcosa di fisico; essa è una modificazione di quella sostanza immateriale che io sono, cioè della mia mens (o esprit, come suonerà la traduzione francese accettata da Cartesio stesso). Da qui poi, da mens ed esprit, deriveranno tutti i termini con cui in tutte le lingue europee ci si riferisce a quello 'spazio interiore' privato e soggettivo che è accessibile solo per introspezione: ad es. mind o spirit in inglese, Geist in tedesco, 'mente' o 'spirito' in italiano (anche se, ovviamente, Geist, 'spirito', spirit e in parte anche mind acquisiranno un significato sovra-individuale con l'idealismo).
L'identificazione cartesiana della mente con la coscienza ha conosciuto un'enorme fortuna; ed anche nel corso del Novecento molti filosofi, pur anticartesiani, hanno continuato ad accettare implicitamente questa identificazione. Già nella seconda metà dell'Ottocento, tuttavia, il filosofo e psicologo austriaco F. Brentano aveva proposto una concezione diversa del 'mentale', secondo la quale gli stati mentali si distinguono dagli stati fisici, perché, a differenza di questi ultimi, possiedono una 'intenzionalità', si riferiscono ad altro da sé: un sasso è un sasso e basta, mentre un'idea, ad esempio, è necessariamente un'idea di qualcosa, ha necessariamente un contenuto. Da Brentano, suo professore a Vienna, S. Freud trasse probabilmente spunto per i suoi concetti di 'inconscio' e di 'preconscio', cioè per l'esistenza di nostre attività, che - pur essendo propriamente mentali, in quanto dotate di significato, e quindi non meramente fisiologiche - non sono tuttavia coscienti.
Ad ogni modo la natura della mente, o del 'mentale', non ha mai cessato, dopo Cartesio, di suscitare interrogativi per i filosofi moderni; interrogativi che essi, in genere, hanno associato strettamente ad un'altra domanda: come può la mente agire sul corpo e viceversa? Più in generale, qual è la natura metafisica, ontologica, del rapporto tra mente e corpo? Le risposte che, riprendendo in buona parte le concezioni degli antichi sull'anima, sono state date a questi quesiti possono essere classificate nel modo seguente:

1) Dualismo (o pluralismo) ontologico (Platone, Cartesio e, in tempi recenti, K.R. Popper per giungere a D. Chalmers). Il dualismo ontologico si presenta sotto due varianti: il 'dualismo delle sostanze' e il 'dualismo delle proprietà'. Secondo la prima variante mente e corpo, pur strettamente uniti e quasi fusi (almeno sino alla morte), sono nondimeno due sostanze distinte e, in linea di principio, separabili (come, ad esempio, la polpa ed il nocciolo di una mela). Secondo il dualismo delle proprietà, invece, mente e corpo sono due proprietà distinte di una medesima sostanza (come, ad esempio, il colore rosso e la forma sferica di una mela). I dualisti si sono in genere preoccupati di garantire la libertà dello spirito rispetto al determinismo della natura. Il dualismo delle sostanze, inoltre, è particolarmente adatto a rendere possibile la credenza cristiana nell'immortalità dell'anima.

2) Materialismo (Democrito ed Epicuro, Hobbes, alcuni illuministi, alcuni positivisti e, in tempi recenti, per un verso i sostenitori del 'fisicalismo' (ad esempio H. Feigl) e della 'teoria dell'identità tra mente e cervello' (ad es. U. Place, F. Smart e D. Armstrong) e, per un altro, gli 'eliminativisti' (ad esempio i coniugi Churchland)). Nella sua versione contemporanea il materialismo afferma che o gli stati mentali sono riducibili a processi neurofisiologici o che, se tale riduzione non è possibile, ciò è dovuto al carattere troppo rozzo dei concetti offerti dalla 'psicologia del senso comune': concetti come ad esempio 'credenza', 'desiderio', 'intenzione', 'passione' ecc. devono essere abbandonati e sostituiti con altri direttamente attinti dalle neuroscienze (ad esempio: attivarsi dei neuroni della corteccia nell'area F2).

3) Funzionalismo (ilomorfismo aristotelico e, in tempi recenti, H Putnam, prima della sua autocritica, J. Fodor, D. Dennett, W. Lycan ecc.). Questa è stata, a partire dai primi anni Sessanta, la concezione del mentale dominante tra gli psicologi cognitivi ed i filosofi della mente. È attualmente ancora molto diffusa, ma è ormai sottoposta ad attacchi pressanti che provengono, da un lato, dagli eliminativisti e, dall'altro, da tutti colori che, negli ultimi trent'anni, l'hanno messa in discussione, insieme al materialismo, sostenendo l'irriducibilità dell'esperienza soggettiva dei 'qualia' (colori, odori, sapori, dolori ecc.) a meri processi neurofisiologici (S. Kripke, T. Nagel, F. Jackson, D. Chalmers ecc.). Il funzionalismo nella sua versione 'classica' degli anni Sessanta, rinnovando (spesso inconsapevolmente e comunque su basi nuove) l'ilomorfismo aristotelico, è un figlio diretto delle speranze suscitate dall'intelligenza artificiale ai suoi albori: sviluppando la cosiddetta 'analogia mente-computer' i funzionalisti infatti hanno sostenuto che la mente è un software implementato dal cervello. Lo psicologo può perciò ricostruire l'organizzazione funzionale del cervello (le tappe mediante le quali l'input sensoriale viene 'processato' dal sistema nervoso fino a determinare l'output motorio), sebbene ignori completamente come tale organizzazione venga realizzata mediante processi cerebrali, così come un programmatore può scrivere i suoi programmi in basic o in windows disinteressandosi di come l'ingegnere abbia predisposto le cose in modo tale che questi sistemi operativi e tutti i programmi in essi scritti possano essere implementati da un certo hardware. La possibilità di sviluppare una psicologia scientifica in totale indipendenza dalle neuroscienze è viceversa ciò che gli eliminativisti trovano assurdo.

Altre teorie del rapporto tra mente e corpo sono state sostenute dai filosofi moderni. Dal Settecento alla prima metà del Novecento particolare importanza ha assunto, a più riprese ma in forme di volta in volta molto diverse e in paesi diversi, l'idealismo, dottrina secondo la quale, detto in estrema sintesi, la materia non gode di una realtà indipendente dal pensiero umano che la concepisce e la conosce. Particolare rilievo ha avuto nell'Ottocento e nei primi del Novecento lo spiritualismo, un misto di dualismo e idealismo. Infine, nella prima metà del Novecento, alcuni filosofi d'ispirazione analitica (in particolare L. Wittgenstein e G. Ryle), riprendendo un'idea già presente in D. Hume (e convergente con la tesi kantiana dell'inconoscibilità dell'anima), hanno sostenuto una forma di 'comportamentismo analitico', secondo la quale i termini psicologici descrivono non stati interni privati e accessibili solo introspettivamente, bensì disposizioni a comportarsi in modi pubblicamente osservabili. Se dico, ad esempio, che il mio vicino di tavola mi ha passato il sale "per cortesia", non intendo dire che un qualche suo misterioso stato interno (la cortesia) ha mosso la sua mano in un certo modo; intendo dire semplicemente che egli è una persona che, anche in passato, si è comportata in maniera cortese. Questa riduzione degli stati mentali a disposizioni comportamentali è tuttavia andata incontro a obiezioni difficilmente superabili: ad esempio il mio mal di denti coincide semplicemente con la mia tendenza a gemere e a tenermi la mano sulla guancia oppure consiste nel mio provare dolore, anche se non lo manifesto? Il comportamentismo è stato perciò quasi completamente abbandonato e sostituito, tra gli avversari del dualismo, o dal materialismo o dal funzionalismo.

L'universo è un'illusione

L'universo è un'illusione - il "Paradigma olografico" - Universo olografico

Ricerche. Gli scienziati alle prese con il "paradigma olografico"
Stupefacenti scoperte nel campo della fisica potrebbero sconvolgere completamente le nostre convinzioni sulla natura dell'universo e della vita stessa, aprendo un ventaglio di possibilità mai ipotizzate prima d'ora.

Nel 1982 un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, ha condotto quello che potrebbe rivelarsi il più importante esperimento del 20° secolo. Aspect ed il suo team hanno infatti scoperto che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche, come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri.
È come se ogni singola particella sapesse esattamente cosa stiano facendo tutte le altre. Questo fenomeno può essere spiegato solo in due modi: o la teoria di Einstein che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce è da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente. Poiché la maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, l'ipotesi più accreditata è che l'esperimento di Aspect sia la prova che il legame tra le particelle subatomiche sia effettivamente di tipo non-locale. David Bohm, noto fisico dell'Università di Londra, recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva non esiste. Nonostante la sua apparente solidità, l'universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato. Ologrammi, la parte e il tutto in una sola immagine Per capire come mai il Prof. Bohm abbia fatto questa sbalorditiva affermazione, dobbiamo prima comprendere la natura degli ologrammi. Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un laser: per creare un ologramma l'oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi un secondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica.
Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto originale. La tridimensionalità di tali immagini non è l'unica caratteristica interessante degli ologrammi, difatti se l'ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scoprirà che ciascuna metà contiene ancora l'intera immagine della rosa. Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della stessa immagine. Diversamente dalle normali fotografie, ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma integro. Questa caratteristica degli ologrammi ci fornisce una maniera totalmente nuova di comprendere i concetti di organizzazione e di ordine. Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il modo migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era quello di sezionarlo e di studiarne le varie parti. Gli ologrammi ci insegnano che alcuni fenomeni possono esulare da questo tipo di approccio. Questa intuizione suggerì a Bohm una strada diversa per comprendere la scoperta del professor Aspect. Diversi livelli di consapevolezza, diverse realtà Bohm si convinse che il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un'illusione. Egli sosteneva che, ad un qualche livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale. Per spiegare la sua teoria Bohm utilizzava questo esempio: immaginate un acquario contenente un pesce. Immaginate anche che l'acquario non sia visibile direttamente ma che noi lo si veda solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e l'altra lateralmente rispetto all'acquario.
Mentre guardiamo i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci visibili sui monitor siano due entità separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini lievemente diverse. Ma, continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra di loro: quando uno si gira, anche l'altro si girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l'altro guarderà lateralmente. Se restiamo completamente all'oscuro dello scopo reale dell'esperimento, potremmo arrivare a credere che i due pesci stiano comunicando tra di loro, istantaneamente e misteriosamente. Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica chiaramente che vi è un livello di realtà del quale non siamo minimamente consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità più profonda e basilare che risulta infine altrettanto olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che l'universo stesso è una proiezione, un ologramma.

Il magazzino cosmico di tutto ciò che è, sarà o sia mai stato Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti: se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate.
Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e suddividere i vari fenomeni dell'universo, ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta. In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali. Poiché concetti come la località vengono infranti in un universo dove nulla è veramente separato dal resto, anche il tempo e lo spazio tridimensionale (come le immagini del pesce sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso. Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente; questo implica che, avendo gli strumenti appropriati, un giorno potremmo spingerci entro quel livello della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo tempo dimenticato. Cos'altro possa contenere il super-ologramma resta una domanda senza risposta. In via ipotetica, ammettendo che esso esista, dovrebbe contenere ogni singola particella subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni possibile configurazione di materia ed energia: dai fiocchi di neve alle stelle, dalle balene grigie ai raggi gamma.
Dovremmo immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di Tutto ciò che Esiste. Bohm si era addirittura spinto a supporre che il livello super-olografico della realtà potrebbe non essere altro che un semplice stadio intermedio oltre il quale si celerebbero un'infinità di ulteriori sviluppi. Poiché il termine ologramma si riferisce di solito ad una immagine statica che non coincide con la natura dinamica e perennemente attiva del nostro universo, Bohm preferiva descrivere l'universo col termine "olomovimento". Affermare che ogni singola parte di una pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso della pellicola integra significa semplicemente dire che l'informazione è distribuita non-localmente. Se è vero che l'universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone che anch'esso abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se stessa l'immagine intera. Partendo da questo presupposto si deduce che tutte le manifestazioni della vita provengono da un'unica fonte di causalità che include ogni atomo dell'universo. Dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità di "tutto". Il cervello è un ologramma capace di conservare 10 miliardi di informazioni... Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni cerebrali, anche il neurofisiologo Karl Pribram, dell'Università di Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà. Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni '20, avevano dimostrato che i ricordi non risultano confinati in determinate zone del cervello: dagli esperimenti nessuno però riusciva a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare i ricordi, fin quando Pribram non applicò a questo campo i concetti dell'olografia.
Il Dott. Pribram crede che i ricordi non siano immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l'area del frammento di pellicola che contiene l'immagine olografica. Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe anche in che modo questo organo riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato. È stato calcolato che il cervello della nostra specie ha la capacità di immagazzinare circa 10 miliardi di informazioni, durante la durata media di vita (approssimativamente l'equivalente di cinque edizioni dell'Enciclopedia Treccani!) e si è scoperto che anche gli ologrammi possiedono una sorprendente capacità di memorizzazione, infatti semplicemente cambiando l'angolazione con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio. ... ma anche di correlare idee e decodificare frequenze di ogni tipo Anche la nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione dall'enorme magazzino del nostro cervello risulta spiegabile più facilmente, se si suppone che esso funzioni secondo principi olografici. Non è necessario scartabellare attraverso una specie di gigantesco archivio alfabetico cerebrale perché ogni frammento di informazione sembra essere sempre istantaneamente correlato a tutti gli altri: un'altra particolarità tipica degli ologrammi. Si tratta forse del supremo esempio in natura di un sistema a correlazione incrociata.

Un'altra caratteristica del cervello spiegabile in base all'ipotesi di Pribram è la sua abilità nel tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. che esso riceve tramite i sensi, nel mondo concreto delle nostre percezioni. Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa fare meglio. Così come un ologramma funge, per così dire, da strumento di traduzione capace di convertire un ammasso di frequenze prive di significato in una immagine coerente, così il cervello usa i principi olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute in percezioni interiori. Vi è una impressionante quantità di dati scientifici che confermano la teoria di Pribram, ormai, infatti, condivisa da molti altri neurofisiologi.
Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli ha recentemente applicato il modello olografico ai fenomeni acustici, incuriosito dal fatto che gli umani possono localizzare la fonte di un suono senza girare la testa, abilità che conservano anche se sordi da un orecchio.
È risultato che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà di frequenze molto più ampia di quanto supposto. Ad esempio: il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore, il nostro senso dell'olfatto percepisce anche le cosiddette "frequenze osmiche" e persino le cellule del nostro corpo sono sensibili ad una vasta gamma di frequenze. Tali scoperte suggeriscono che è solo nel dominio olografico della coscienza che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise. La realtà? Non esiste, è solo un paradigma olografico Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che risulta quando lo si unisce alla teoria di Bohm. Perché se la concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta della realtà oggettiva? Per dirla in parole povere: non esiste. Come avevano lungamente sostenuto le religioni e le filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione. Noi stessi pensiamo di essere delle entità fisiche che si muovono in un mondo fisico ma tutto questo fa parte del campo della pura illusione. In realtà siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di "mondi" esistenti nel super-ologramma. Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma olografico" e sebbene diversi scienziati lo abbiano accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti altri. Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto che si tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla scienza. In un universo in cui le menti individuali sono in effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è infinitamente interconnesso, i cosiddetti "stati alterati di coscienza" potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un livello olografico più elevato. Se la mente è effettivamente parte di un continuum, di un labirinto collegato non solo ad ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo, organismo o zona nella vastità dello spazio, ed al tempo stesso, il fatto che essa sia capace di fare delle incursioni in questo labirinto e di farci sperimentare delle esperienze extracorporee, non sembra più così strano.
Immaginarsi malati, immaginarsi sani Il paradigma olografico ha delle implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure come la biologia. Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l'illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come "fisico". Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche ha spinto i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l'apparente struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina. Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo. Allo stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di guarigione alternative come la "visualizzazione" risultino così efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la "realtà". Il mondo concreto è una tela bianca che attende di essere dipinta Perfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono venire facilmente spiegate se accettiamo l'ipotesi di un universo olografico. Nel suo libro "Gifts of Unknown Things", il biologo Lyall Watson descrive il suo incontro con una sciamana indonesiana che, eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire istantaneamente un intero boschetto di alberi. Watson riferisce che mentre lui ed un altro attonito osservatore continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire gli alberi diverse volte. Sebbene le conoscenze scientifiche attuali non ci permettano di spiegare tali fenomeni, esperienze come queste diventano più plausibili qualora si ammetta la natura olografica della realtà.

Forse siamo tutti d'accordo su cosa esista o non esista semplicemente perché ciò che consideriamo "realtà consensuale" è stato formulato e ratificato ad un livello della coscienza umana nel quale tutte le menti sono illimitatamente collegate tra loro. Se ciò risultasse vero, sarebbe la più profonda ed importante di tutte le conseguenze connesse al paradigma olografico, implicherebbe infatti che esperienze come quella riportata da Watson non sono comuni solo perché non abbiamo impostato le nostre menti con le convinzioni atte a renderle tali. In un universo olografico non vi sono limiti all'entità dei cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo. Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai col potere della mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da Carlos Castaneda durante i suoi incontri con don Juan, lo sciamano Yaqui descritto nei suoi libri. Tutto questo non sarà né più né meno miracoloso della capacità che abbiamo di plasmare la realtà a nostro piacimento durante i sogni. Tutte le nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla luce della teoria olografica della realtà.

Reincarnazione - Reincarnazione e Karma

Per l'anima non c'è mai nascita, né morte.
Esiste e non cessa mai di esistere.
È non nata, eterna, esiste sempre, non muore ed è originale.
Non muore quando il corpo muore.
(Bhagavad-gita 2.20)

Può sembrare che ciò che si pensa su ciò che succede dopo la morte non sia così importante, e che ciò che veramente conta sia solo come si vive qui e adesso. Ma che dire se le due cose fossero strettamente connesse? Che dire se ciò che si fa ora influisse in modo determinante sul futuro e le mie attività del passato avessero ora i loro effetti?

Con un'analisi approfondita, inoltre, si può osservare che lo stile di vita nelle diverse culture del mondo si può facilmente mettere in relazione al concetto che ciascuno ha della vita dopo la morte. Spesso è proprio questo che modella l'intera impostazione culturale.
Sebbene i particolari della trasmigrazione dell'anima, la reincarnazione, varino da religione a religione, le basi scientifiche di questo credo o i principi su cui si fonda, sono gli stessi.

In sostanza il concetto è che la forza vitale, o l'essenza che distingue un corpo vivente da uno morto, sopravvive alla morte del corpo; bisogna passare di corpo in corpo, proprio come in questa vita si passa dall'infanzia all'adolescenza e dall'adolescenza alla vecchiaia, fino a quando non si raggiunge la perfezione, vale a dire la relazione di puro amore per Dio, che rende coscienti della propria posizione originale.
Fino a che non saremo abbastanza puri e desiderosi di ricongiungerci a Dio, torneremo più e più volte a prendere nuovi corpi materiali al fine di purificare appunto la nostra coscienza da tutti i desideri di natura materiale.
La legge di causa ed effetto, conosciuta nella Letteratura Vedica come "legge del karma" e simboleggiata nella Bibbia dalla frase "ciò che semini raccoglierai", accompagna logicamente il concetto di reincarnazione.
Spesso confuso con una specie di punizione, il karma, propriamente compreso, è un sistema didattico dal quale si può trarre insegnamento; se si fanno le cose giuste, tutto andrà bene, mentre se si fanno cose sbagliate tutto andrà male; così è possibile imparare dai nostri errori.
Spesso l'apprendimento è sottile; quindi, anche se non ricordiamo gli errori commessi nelle vite precedenti, saremo guidati naturalmente verso il progresso, o il regresso, secondo i desideri e le attività del passato. Il fatto che non si possano ricordare le attività del passato non dimostra affatto che non esistano. D'altro canto chi ricorda le prime parole di questo articolo?

Gli scettici sostengono che la reincarnazione è la speranza di chi non riesce ad accettare la morte. Molti non desiderano però reincarnarsi, ma cercano di perfezionare le loro vite in vista di un obbiettivo al di là del mondo materiale.
Esistono anche parecchie ricerche che suggeriscono che la reincarnazione sia più di una speranza.
Ian Stevenson, dell'Università della Virginia, ha raccolto numerose testimonianze secondo le quali molte persone sostengono di ricordare vite precedenti. In molti casi bambini hanno dato indicazioni sufficienti ad identificare una famiglia precedente. L'ipotesi che queste persone possano davvero aver trovato la famiglia giusta è, alcune volte, sostenuta da segni particolari congeniti, o caratteristiche che erano presenti nel corpo precedente.
Anche nel mondo della scienza, Einstein, Stromberg, Edison, ecc..., erano sostenitori della dottrina della reincarnazione, e i primi filosofi dell'antica Grecia ne erano ardenti sostenitori e la spiegavano in termini di ragione e di logica.
Socrate, Platone e Pitagora non sono che pochi tra i grandi pensatori che sostennero la verità della reincarnazione. La scienza considera molto importanti le relazioni di "causa" nel mondo fenomenico. Ogni evento fenomenico ha la sua causa, ed ogni causa avrà il suo effetto; questa è la terza legge di Newton.
Le scienze spirituali, specialmente i Veda, allargano questa concezione anche alla vita morale e spirituale dell'uomo. Anche le religioni occidentali lo sostengono. "Ciò che uno semina raccoglie"; oppure "Chi di spada ferisce, di spada perisce", ecc.
Le conseguenze delle scelte passate condizionano la vita presente, come un giocatore si trova la partita vinta in mano, ma è comunque libero di giocarla in diversi modi. Ciò significa che il viaggio dell'anima da un corpo ad un altro è guidato dalle nostre scelte.

La reincarnazione e le religioni del mondo
Proprio come gli Hindu e i Buddisti accettano la dottrina della reincarnazione, così tutte le tradizioni religiose l'hanno accettata in tempi diversi.
Gli antichi Egizi e i Greci la accettavano come un fatto della vita, mentre i Druidi arrivavano a prestare denaro pensando di riaverlo in una vita futura.
Gli Indiani d'America, gli aborigeni australiani e molte tribù africane includono la reincarnazione nei loro credo.
L'idea, pienamente accettata da Ebrei ed Esseni, era largamente diffusa ai tempi di Gesù, e ha continuato ad essere popolare tra gli Ebrei europei fino alla fine del Medioevo, tra gli Ebrei Cassidici e mistici, presso i quali è conosciuta come "gilgul" ed è spiegata abbastanza in profondità in varie opere cabalistiche.
I Drusi, di origine musulmana, non solo credono nella reincarnazione, ma considerano le memorie delle vite passate una cosa normale, anche se fino a poco tempo fa era loro vietato di parlarne al di fuori del loro popolo.
Il concetto di reincarnazione è decisamente una componente anche del primo Cristianesimo; ciò nonostante, molti cristiani moderni tendono a considerare l'idea come una buffa superstizione.
I padri della Chiesa Cristiana, comunque, testimoniano che le reincarnazione era parte del pensiero cristiano primitivo.
Per esempio, nel terzo sec. d.C., Origene, che era considerato secondo solo ad Agostino per la sua influenza durante i primi tempi della Chiesa, scrisse nella sua opera "Sui Principi": "A causa di una certa inclinazione verso il male di alcune anime, esse perdono le ali e prendono corpo, prima sotto forma di uomini; quindi, a causa dell'associazione con la passione irrazionale, dopo il periodo assegnato con la forma umana, essi si trasformano in bestie, forma dalla quale passano poi alla forma di piante. Restano in queste diverse forme di corpi fino a quando non saranno degni di essere riportati alla loro posizione spirituale". (NDR: in effetti, questa non è l'esatta "formula" reincarnativa. Nessuno torna "indietro" - secondo Tradizione - in esperienze superate. L'uomo evolverà sempre, una volta entrato nel regno umano, e non tornerà ad abitare in regni precedenti a questo)
Con il tempo, quando la teologia cristiana iniziò a cambiare, l'idea della reincarnazione divenne sinonimo di eresia, e nel 553 d.C., nel secondo Concilio di Costantinopoli, l'Imperatore Giustiniano proclamò il suo anatema contro Origene:
"Se qualcuno dovesse proclamare che l'anima trasmigra da un corpo ad un altro che sia maledetto".
Questo pose fine ad ogni disquisizione seria sulla trasmigrazione dell'anima nella cristianità organizzata.

La conclusione Vedica
Secondo i Veda, che danno informazioni più dettagliate e scientifiche sulla trasmigrazione dell'anima, la forza vitale è legata al corpo nella stessa misura in cui il corpo è legato ai vestiti che indossa o alla casa in cui abita.
Quando un vestito sta stretto o la casa è piccola li cambiamo. La scienza spiega che nel corso di sette anni tutte le cellule del corpo cambiano; quindi, il corpo di sette anni fa non è più lo stesso; difatti basta .... guardarsi allo specchio.
La nostra mente e la nostra personalità subiscono, nel corso della vita, cambiamenti altrettanto radicali.
Eppure, nonostante questi cambiamenti, su un altro livello (quello spirituale) siamo sempre gli stessi, siamo sempre la stessa persona. Che cos'è questo livello più profondo e fondamentale che continua in mezzo a tanti mutamenti? L'anima.

Il vocabolo "personalità" deriva dal latino "persona", che in origine indicava la maschera indossata dagli attori sulla scena. La maschera aveva le caratteristiche del personaggio interpretato, mentre l'attore restava anonimo.
Anche noi, usando stratagemmi simili alle maschere, camuffiamo la nostra vera identità con i trucchi e le apparenze del ruolo che stiamo interpretando. Le nostre reali personalità sono nascoste.
Sfortunatamente, chi sceglie di ignorare il messaggio di Dio, così com'è rivelato dalle Sacre Scritture, tende a perdere di vista la differenza tra la vera personalità e la personalità materiale, che è la maschera che stiamo indossando attualmente; ma, che ci verrà tolta alla fine di questo show, con la morte.
Siamo tanto identificati con questa parte, che non riusciamo più a vedere nient'altro. Però, c'è chi decide di ritrovare la propria vera identità nascosta, cercando di portare la propria attenzione sull'elemento spirituale che sta sotto alle apparenze esteriori.
Così, riuscendo ad eliminare tutti gli strati della maschera della falsa identificazione materiale, possiamo scoprire il vero attore che c'è sotto: un'anima, che per "vera" natura è piena di conoscenza, di felicità ed è eterna servitrice di Krishna, Dio, la Persona Suprema.
fonte: www.viviamoinpositivo.org

domenica 10 agosto 2008

Cambia strategia

Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta:
"Sono cieco, aiutatemi per favore".
Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete.
Poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un'altra frase.
Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote.
Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo: chiese se fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto.
Il pubblicitario rispose "Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa", sorrise e andò via.
Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c'è scritto:
"Oggi è primavera... ed io non la posso vedere."
Cambia la tua strategia quando le cose non vanno bene e vedrai che sarà per il meglio.
Abbi fede: ogni cambiamento è il meglio per la nostra vita.

Il treno della vita

Qualche tempo fà ho letto un libro, dove la vita veniva paragonata ad un viaggio in treno.

Una lettura molto interessante.

La vita è come un viaggio in treno:
Spesso si sale e si scende, ci sono incidenti, a qualche fermata ci sono delle sorprese piacevoli e a qualcun’altra profonda tristezza.

Quando nasciamo e saliamo sul treno, incontriamo persone, di cui crediamo, che ci accompagneranno durante tutto il nostro viaggio: i nostri genitori.

Purtroppo la verità è un’altra.

Loro scendono in una stazione e ci lasciano senza il loro amore e affetto, senza la loro amicizia e compagnia.

Comunque salgono altre persone sul treno, che per noi saranno molto importanti.

Sono i nostri fratelli e sorelle, i nostri amici e tutte le persone meravigliose che amiamo.

Qualcuna di queste persone che sale, considera il viaggio come una piccola passeggiata

Altri trovano solo tristezza nel loro viaggio.

E poi ci sono altri ancora sul treno sempre presenti e sempre pronti ad aiutare coloro che ne hanno bisogno

Qualcuno lascia quando scende una nostalgia perenne...

Qualcun altro sale e riscende subito, e lo abbiamo a mala pena notato...

Ci sorprende che qualcuno dei passeggeri, a cui vogliamo più bene, si segga in un altro vagone e che in questo frangente ci faccia fare il viaggio da soli.

Naturalmente non ci lasciamo frenare da nessuno, a prenderci la briga, di cercarli e di spingerci alla loro ricerca nel loro vagone.

Purtroppo qualche volta non possiamo accomodarci al loro fianco, perché il posto vicino a loro è già occupato.

Non fà niente, così è il viaggio: pieno di sfide, sogni, fantasie, speranze e addii… ma senza ritorno.

Cerchiamo di fare il viaggio nel miglior modo possibile.

Cerchiamo di andare d’accordo con i nostri vicini di viaggio e cerchiamo il meglio in ognuno di loro..

Ricordiamoci, che in ogni fase del tragitto uno dei nostri compagni di viaggio può vacillare e possibilmente ha bisogno della nostra comprensione.

Anche noi vacilleremo spesso e ci sarà qualcuno che ci capisce.

Il grande mistero del viaggio è che non sappiamo quando scenderemo definitivamente, e tantomeno quando i nostri compagni di viaggio lo faranno, neanche colui che stà seduto proprio vicino a noi.

Io penso, che mi dispiacerà tanto, quando scenderò per sempre dal treno..... Sì, ne sono convinta.

La separazione da tutti gli amici che ho incontrato durante il viaggio, sarà dolorosa, lasciare i miei cari da soli, sarà molto triste.
Ma ho la speranza che prima o poi arrivi la stazione centrale e ho l’impressione, di vederli arrivare tutti con un bagaglio, che quando erano saliti sul treno ancora non avevano.

Ciò che mi renderà felice, è il pensiero, che ho contribuito ad aumentare e arricchire il loro bagaglio impreziosendolo.

Facciamo il possibile, per far sì che si faccia un buon viaggio e che alla fine ne sia valsa la pena.
Mettiamocela tutta per lasciare quando scendiamo un posto vuoto, che lascia nostalgia e bei ricordi in coloro che proseguono il viaggio.

A coloro, che fanno parte del mio treno, auguro
BUON VIAGGIO !

Voi siete un miracolo

Abbiamo paura di vivere la vita, e perci non facciamo esperienze, non vediamo. Non sentiamo. Non rischiamo! Non prendiamo a cuore nulla! Non viviamo... perch la vita significa essere coinvolti attivamente. Vivere significa sporcarvi le mani. Vivere significa buttarvi con coraggio. Vivere significa cadere e sbattere il muso. Vivere significa andare al di l di voi stessi... tra le stelle!
Ma dovete decidere voi, per voi stessi. "Cosa significa per me la vita?" Sono convinto che se ogni giorno dedicassimo a pensare alla vita e a vivere e ad amare lo stesso tempo... no, un quarto del tempo che dedichiamo a preparare i pasti, saremmo incredibili!
Ma la vita ha un modo meraviglioso per risolvere questo problema. Per me sempre affascinante perch, quando la vita non viene vissuta, esplode in noi. E' come cercare di bloccare il coperchio di una pentola che bolle. Succeder qualcosa, ne sono convinto. Finirete per piombare nella paura, nella sofferenza, nella solitudine, nella paranoia o nell'apatia. Tutti segni del fatto che non state vivendo! Quindi, se avvertite uno di questi sintomi, rimboccatevi le maniche e dite: "Ora devo vivere". Nell'attimo in cui incominciate a lasciarvi coinvolgere nella vita, il vapore fuoriesce, e siete salvi. Non facile: ma la vita ci fa sapere che deve essere vissuta. Meraviglioso!
Perch c' la morte? Io non so perch c' la morte. Perch c' la sofferenza? Vorrei che non ci fosse, ma non so perch c'. Se passassi la vita a cercare le risposte a questi interrogativi, non vivrei mai.
Per a quelli che vengono da me dico che so qualcosa della vita. C' una cosa chiamata gioia, perch io l'ho provata. E c' una cosa chiamata follia meravigliosa, perch l'ho vissuta. E so che c' una cosa chiamata amore perch ho amato. E so che c' una cosa chiamata estasi perch ho conosciuto l'estasi. E so anche - perch ho conosciuto gente che ne ha fatto l'esperienza - che c' una cosa chiamata rapimento. Oh, mi piace questa parola, "rapimento"! Cercate il rapimento! Mi rifiuto di morire fino a quando non avr imparato che cos'!
Perch uno si comporti cos, bisogna che faccia molte scelte. Una delle pi importanti "scegliere se stesso".
Scegliete voi stessi.
Finitela di odiarvi. Finitela di buttarvi gi . Abbracciatevi e dite: "Sai, va bene cos! Starai perdendo i capelli, ma sei tutto ci che ho!".
Quando vi riconciliate con le vostre debolezze, ce l'avete fatta! Non sono enormi, sono soltanto una piccola parte di voi.
Dovete scegliere voi stessi. Sono sicuro che coloro che si tolgono la vita, che non vivono, sono soprattutto coloro che non hanno rispetto per se stessi. Non so quando stata l'ultima volta che qualcuno ha detto questo, ma voglio sottolinearlo: Voi siete un miracolo.

Lezione di farfalla

Kirk Kilgour, nazionale americano e Campione d'Italia con la squadra romana dell'Ariccia:
una brillante carriera spezzata da un tragico incidente che avvenne nel 1976.
Durante alcuni esercizi di riscaldamento cadde, provocandosi la lussazione di una vertebra cervicale con conseguente totale paralisi degli arti.
Ma lui non si è mai arreso: 26 anni su una sedia a rotelle, dimostrando forza, volontà e coraggio tali da fare invidia ad un campione in piena attività.
E come nello sport, in cui la sconfitta fa parte del gioco, egli ha vissuto la "sconfitta" dell'infortunio in positivo, traendone spunto e coraggio agonistico per lottare ancora e tornare a vincere.
Il 12 luglio 2002, dopo tanti anni di lotta, il suo cuore si è fermato ma in noi resta vivo il suo ricordo.
La Preghiera che ci ha lasciato rivela la straordinaria ricchezza interiore di un uomo che ha saputo sempre affrontare la vita con serenità e con autentico spirito sportivo.
La felicità aspetta:quelli che piangono quelli che soffrono quelli che cercano quelli che si sforzano.
perché solo queste persone possono apprezzare l’importanza di quelle cose che hanno lasciato un segno nella loro vita.
Vivi la vita senza paura,affronta tutti gli ostacoli e dimostra che puoi superarli

venerdì 8 agosto 2008

Gli amici sono strade

Certi amici sono indispensabili, semplici come quella stradina di terra nell’interno, dove dall’alto della collina possiamo avvistarla per intero, sappiamo dove possiamo andare e dove possiamo arrivare, sono trasparenti e affidabili.
Altri, appena arrivati, sono come le strade che conosciamo solo attraverso la guida, e dove ci avventuriamo senza conoscere molto bene i suoi limiti, è un cammino sconosciuto, ma che vale sempre la pena di fare.
Ci sono amici che ricordano quelle strade vicine, che usiamo poco, vediamo poco, ma sappiamo che quando ci servono, sono là, possiamo passarci per accorciare il tragitto, sono sempre nella nostra memoria.
Di sicuro, esistono anche amici che infelicemente, ricordano quelle strade meravigliose, con piste larghe e asfalto sempre nuovo, ma che ingannano il conducente, perchè sono piene di curve pericolose, e quando meno te lo aspetti... vieni tradito dall’eccessiva fiducia.
E esistono amici che sono come quelle strade che spariscono, non esistono più, ma che sempre risvegliano la nostra emozione fino alla nostalgia, nostalgia di un paesaggio, un pezzetto di quella strada, che lasciò un segno profondo nel nostro cuore. Sono passati, ma restano per sempre nella nostra anima.
E nel viaggio della vita, sia lunga o corta, gli amici sono più di quelle strade, sono targhe che indicano la direzione, e nei momenti in cui più ne abbiamo bisogno, per un periodo, sono la nostra propria terra.

Ricordati, tutti abbiamo bisogno di amici. Ci sono momenti nella nostra vita che ci sentiremo soli, ma chi ha degli amici veri non resterà mai solo, perchè hai la certezza che c’è qualcuno, in qualche posto, che ti vuole bene, e sarà sempre pronto ad aiutarti....
È sempre nei momenti di difficoltà nei momenti in cui ti senti triste ... che appaiono i veri amici.
E io dico che il tempo guadagnato con ogni amico ce lo rende tanto importante. Perchè non è tempo perso, è sicuramente, un tempo guadagnato, vissuto.
Amicizia È amore, È rispetto, É associazione E è molto, molto, semplice!

Pensieri

Il mio amico aprì il cassetto del comodino di sua moglie e ne estrasse un pacchetto, avvolto in carta di riso:
"Questo, disse, non è un semplice pacchetto, è biancheria intima".
Gettò la carta che lo avvolgeva e osservò la seta squisita e il merletto.
"Lo comprò la prima volta che andammo a NewYork, 8 o 9 anni fa".
"Non lo usò mai. Lo conservava per 'un’occasione speciale'."
"Bene. Credo che questa sia l'occasione giusta".
Si avvicinò al letto e collocò il capo vicino alle altre cose che avrebbe portato alle pompe funebri.
Sua moglie era appena morta.

Amicizia

Alcune persone entrano nella nostra vita come un raggio di sole destinato ad illuminare il nostro cammino per un breve tratto.
Ci danno una mano, ci servono di lezione in un momento particolare della nostra esistenza.
Altre influiscono sulla nostra vita in maniera profonda e duratura.
Altre ci hanno fatto soffrire. E tuttavia senza di loro non ci saremmo temprati, non saremmo diventati quello che siamo.
Anch’essi hanno contribuito a dare un senso alla nostra vita.
Nulla capita casualmente.
Malattie, gioie, delusioni, frustrazioni:
tutto succede al fine di temprare la nostra anima.
La gente che conosciamo.forgia la nostra vita. Le cadute e i trionfi che sperimentiamo
fanno di noi le persone che siamo.
Per cui se qualcuno ti odia, ti tradisce o spezza il tuo cuore, non odiarlo, perché ti ha insegnato l’importanza del perdono e della cautela da usare prima di svelare a qualcuno i segreti del tuo cuore.
Se qualcuno ti ama, amalo. Non perché ti ama, ma perché ti ha insegnato ad amare, ad aprire il tuo cuore e i tuoi occhi sulle piccole gioie della vita.
Intavola una conversazione anche con colui con il quale finora non hai mai dialogato.
Ascolta e presta attenzione.
Lascia che ti si voglia bene. Per quanto dipende da te, instaura con il tuo prossimo un rapporto intessuto di cordialità e di simpatia.
Abbi inoltre fiducia in te stesso. Senza fiducia in te difficilmente imparerai ad avere fiducia negli altri.

giovedì 7 agosto 2008

Un'antica storia cinese

Un giorno ad un vecchio contadino fuggirono dal recinto della sua proprietà 30 cavalli.
Subito vicini e parenti si recarono da lui compiangendolo per questa disgrazia.
"E chi può dire che sia una disgrazia?" affermò il vecchio.
Infatti, pochi mesi dopo, furono ritrovati i cavalli fuggiti con l'aggiunta di 10 nuovi puledri.
Subito vicini e parenti si recarono dal vecchio congratulandosi per il fortunato evento.
"E chi vi dice che sia una fortuna?" affermò il vecchio.
Infatti, pochi mesi dopo, il figlio, tentando di domare uno dei nuovi cavalli fu disarcionato e si ruppe una gamba.
Subito vicini e parenti si recarono da lui compiangendolo per questa disgrazia.
"E chi può dire che sia una disgrazia?" affermò il vecchio.
Infatti, pochi mesi dopo, scoppiò la guerra ed il figlio fu esentato a causa della sua invalidità.
Subito vicini e parenti si recarono dal vecchio congratulandosi per il fortunato evento.
"E chi vi dice che sia una fortuna?" affermò il vecchio...

Le cose non sono sempre come sembrano

Due angeli in viaggio si fermarono per riposarsi in una casa di persone benestanti.
La famiglia fù molto sgarbata e gli negò la possibilità di dormire nella stanza degli ospiti.

Nella notte li fecero dormire nella fredda cantina in un piccolo angolo.
Gli angeli si stesero sul pavimento duro e freddo.
L‘angelo più anziano vide un buco nella parete e lo riparò, richiudendolo.
L‘angelo più giovane gli chiese perché avesse riparato quel buco.
Il più anziano rispose:
„Le cose non sono sempre così come sembrano."

La notte successiva gli angeli pernottarono da una famiglia povera.
La famiglia di contadini fu molto più gentile.
Infatti, dopo aver diviso con gli angeli quel poco cibo che avevano, li lasciarono dormire nella loro camera da letto.

All‘alba del giorno dopo, gli angeli trovarono la famiglia di contadini in lacrime.
La loro unica mucca, dalla quale venivano sfamati con il suo latte, giaceva morta sul prato.

L‘angelo più giovane si arrabbiò e chiese all‘angelo più vecchio, perché avesse lasciato accadare una cosa simile?
„Il primo uomo aveva tutto e tu gli hai dato un mano“.
„La seconda famiglia aveva già poco
e tu hai lasciato morire il loro unico bene."

L‘angelo più adulto disse: „Le cose non sono sempre come sembrano.“
„Quando pernottammo dalla famiglia ricca
nella cantina fredda, vidi che in quel buco si trovava dell‘oro.
Visto che il proprietario della casa era posseduto dall‘avidità e non voleva dividere il suo destino con nessuno gli riparai il buco richiudendolo.
IN MODO CHE, NON POTESSE MAI TROVARLO!“

„ Quando invece pernottammo dalla famiglia di contadini, arrivò l‘angelo della morte per prendersi la moglie del contadino.
Feci lo scambio con la mucca, così l‘angelo lasciò la moglie viva.“
„Vedi, le cose non sono sempre come sembrano.“

Spesso per vari motivi le cose non vanno come vorresti tu.
Sei hai fede, basta lasciarsi andare e fidarsi, perchè ogni cosa che accade, accade per un motivo.
Magari non te ne renderai conto subito, ma con il tempo capirai …

Ci sono persone che appaiono nella nostra vita per un breve periodo ...
Ci sono persone che diventano nostre amiche e rimangono per un pò accanto a noi...
lasciando meravigliose impronte nei nostri cuori...

Ieri è storia, quindi passato.
Il domani è un mistero.
Il presente è un dono.
Per questo si chiama presente (present).

Io penso che sia una cosa speciale...
Vivi e godi ogni momento...
non è una prova generale!

Chi è Ricco & chi è Povero

Un giorno, un padre di famiglia molto ricco, portò suo figlio in campagna, per mostrargli come vivevano le persone povere…
Così trascorsero qualche notte presso un fattore, che era considerato molto povero.
Al loro ritorno, il padre domandò a suo figlio di raccontargli come aveva trovato il suo soggiorno fra la povera gente…
Il ragazzo rispose:
Noi abbiamo un cane, loro ne hanno quattro…
Noi abbiam una grande piscina, loro hanno un fiume senza fine …..
Noi abbiamo delle lampade per illuminare nostro giardino, loro la notte hanno le luci delle stelle...
Noi abbiamo una superba veduta fino alla fine del nostro grandissimo giardino, loro hanno tutto l’orizzone …
Noi abbiamo un bel pezzo di terra per vivere, loro hanno dei campi che vanno molto più lontano…
Noi abbiamo dei servitori, loro servono gli altri….. Noi dobbiamo acquistare il nostro cibo, loro lo producono…. Noi abbiamo dei muri sui nostri territori per proteggerci, loro hanno degli amici che li proteggono….
A queste parole il padre rimase sbalordito...
E il ragazzo aggiunse ancora:
Grazie di avermi mostrato, in definitiva
come NOI siamo poveri….
Morale di questa piccola storia…
Vivete felici con quello che possedete, e non vi preoccupate per quello che non avete
Ecco amici miei…
Qualche volta è utile vedere le cose da un altro punto di vista

mercoledì 6 agosto 2008

Il senso della vita di Raffaele Morelli

Mai perderlo di vista. La nostra vita deve avere un senso. Certo, non è uguale per tutti, ma è come la spina nel dorsale di un'esistenza, una trama nasconsta, una "presenza" misteriosa lungo il nostro cammino. Quando gli obbiettivi a cui puntiamo si rivelano transitori, quando la respettabilità, la bellezza, il successo sfumano sarà quella "presenza" a radicarci e a salvarci.

Amici

Certe persone non sanno, quanto sia importante che semplicemente esistano…..
Certe persone non sanno, quanto sia bello semplicemente vederle…….
Certe persone non sanno, quanto sia incoraggiante il loro sorriso……..
Certe persone non sanno,quanto sia importante la loro vicinanza…...
Certe persone non sanno, quanto saremmo più poveri se loro non ci fossero…...
Certe persone non sanno, di essere un dono del cielo…………..
…..Se non glielo diciamo, non lo sapranno mai……..
Dichiara ai tuoi amici quanto sono importanti per te.

Positivo

Dovresti essere più buono del necessario, perchè tutti quelli che incontri sul tuo cammino stanno combattendo qualche battaglia. Stai attento alle parole, possono anche tagliarti la lingua.
Se vuoi che i tuoi sogni si realizzino, non devi dormire
Di tutto ciò che porti, la tua espressione è la più importante.
La felicità nella tua vita dipende dalla qualità dei tuoi pensieri.
Il peso più grande che puoi portare è il rancore.
Una cosa che puoi sempre dare ma anche tenerti.... la tua parola. . .
La bugia peggiore è quella che racconti a te stesso.
Se ti manca il coraggio per iniziare, hai già finito.
Una cosa che non puoi reciclare è il tempo perso.
Le idee non funzionano a meno che tu non creda in esse!!.
La tua mente è come un paracadute... funziona solo quando lo apri...
Rincorrere la felicità è la gara di tutta una vita!!!
Non è mai troppo tardi per essere quello che avresti voluto.
La vita è troppo breve per svegliarsi con rimpianti…
Per questo, ama le persone che ti trattano bene. Dimenticati di quelli cue non lo fanno.
Tutto succede per un motivo.
Se ti danno una seconda opportunità, afferrala con tutte e due le mani.
Se la tua vita cambia, lascia che cambi.
Nessuno ha detto che la vita fosse facile, ci hanno solo promesso che valeva la pena viverla.
Gli amici sono come i palloncini , quando li hai lasciati andare, forse non ritornano.
A volte ci preoccupiamo tanto per le nostre vite agitate e piene di problemi
e non ci rendiamo conto che li stiamo lasciando andare tutti.
Discutiamo su chi abbia ragione e ci dimentichiamo quale sia la cosa migliore da fare.
Ci accorgiamo dei veri amici solo quando è troppo tardi...

martedì 5 agosto 2008

Qual'e' la tua scelta?

La nostra civilta' ci ha talmente abituati ai moderni mezzi di comunicazione che se improvvisamente dovessimo rimanere privi della televisione, della radio e dei giornali, ci sentiremmo come dei naufraghi in un'isola deserta.

Duemila anni fa non esistevano tali mezzi eppure le notizie, anche se meno celermente, si propagavano ugualmente. Per le notizie "ufficiali" provvedevano le autorita' per mezzo di editti e banditori, ma le notizie di "cronaca" giungevano con i mercanti ed i viaggiatori. Lo "straniero" era oggetto di curiosita' e di attenzione e cio' che raccontava faceva"notizia".

Cio' spiega come mai il Vangelo abbia potuto diffondersi tanto rapidamente nel mondo antico. Gli apostoli (= inviati) si sentivano come dei banditori investiti della grande missione di portare a tutte le genti la notizia che il Messia atteso da Israele si era manifestato nella persona di Gesu' di Nazaret; che quest'uomo aveva dimostrato con gli insegnamenti e con i miracoli, ma soprattutto con la risurrezione dai morti di essere il Figlio di Dio accreditato dal Padre su questa terra per essere la salvezzadi tutti coloro che hanno fede in Lui. Questa per gli antichi cristiani era proprio una "buona notizia" che tutto il mondo doveva conoscere. Vangelo infatti e' la traslitterazione in italiano di una parola greca che significa appunto "Buona Notizia".

Oggi purtroppo, malgrado il progresso e la cultura, gli uomini non sono disposti ad accogliere questa "Buona Notizia", forse perche' non giunge loro attraverso i normali canali dell'informazione consumistica. Bombardate ogni giorno dai mass media con immagini di benessere e difelicita', le persone aspirano sempre di piu' ad un tenore di vita elevato trascurando i valori della vita e dello spirito.

La parola "salvezza" oggi ha perso ogni significato spirituale. Salvezza perl'uomo moderno significa soprattutto avere un conto in banca, avere una casa di proprieta' e possibilmente un'altra al mare o ai monti, avere un posto sicuro, non avere preoccupazioni economiche. Ci troviamo in una civilta' in cui l'AVERE e l'APPARIRE prevale sull'ESSERE.

Questo succede anche perche' chi oggi possiede i grandi mezzi di comunicazione, come la Televisione, la Radio, i Giornali, esercita un grande potere sulle coscienze della gente, condiziona il nostro modo di concepire la vita, indirizza le nostre scelte e perfino i nostri gusti. Nonsempre coloro che possiedono questi mezzi li usano in maniera responsabile con programmi che aiutano la gente a crescere culturalmente ed a credere in una vita fatta a misura d'uomo. I modelli offerti dal piccolo schermo si basano sempre piu' sulla violenza assunta come sistema e sull'arrivismo come scopo della vita.

Si capisce cosi' perche' oggi il messaggio di Cristo non venga capito.Il modello offerto da Cristo nel suo Vangelo e' ben diverso dal modo di pensare a cui ci hanno abituato i persuasori occulti. Il male, la corruzione, l'egoismo, la ricerca del profitto a tutti i costi, si sono ormai annidati nella nostra mente in maniera cosi' tenace da toglierci ogni capacita' di giudizio e di reazione.

Gesu' a suo tempo si chiese perplesso di fronte a questo malessere diffusodell'umanita': «Ma quando il Figlio dell'uomo verra', trovera'la fede sulla terra?» (Lc 18, 8).

Con il suo messaggio di amore e di pace rivolto a tutti gli uomini, Gesu'vuole indurci a riflettere sulla nostra situazione spirituale per farci riconoscere i nostri errori e farci cambiare direzione. Egli ci avverte che, continuando sulla strada nella quale ci siamo incamminati, prima o poi saremo inevitabilmente destinati alla morte ed alla distruzione.

Un fatto di cronaca successo recentemente dovrebbe farci riflettere. Un intero paese, dopo aver consegnato i propri risparmi ad una persona di fiducia perche' li facesse fruttare, li ha visti svanire nel nulla. Ha fatto molta impressione, durante una popolare trasmissione, sentire un uomo anziano dire che aveva speso tutta la sua vita, senza concedersi neppure un giorno di ferie, per risparmiare una discreta cifra ed ora aveva perso ognicosa.

Questo fatto increscioso ci ricorda una parabola di Gesu' che troviamo in Luca al cap. 12 vv. 15-21. Alla folla che lo stava ascoltando egli diceva:«Fate attenzione a guardarvi dall'avarizia, perche' la vita di uno non consiste nell'abbondanza delle cose che possiede». Ed egli disse loro una parabola: «La tenuta di un uomo ricco diede un abbondante raccolto; egli ragionava fra se' dicendo: "Che faro', perche' non ho posto dove riporre i miei raccolti?" E disse: "Questo faro', demoliro'i miei granai e ne costruiro' di piu' grandi, dove riporro' i miei raccolti e i miei beni, poi diro' all'anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi e godi". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa stessa notte l'anima tua ti sara' ridomandata e di chi saranno le cose che tu hai preparato?" Cosi' avviene a chi accumula tesori per se' e non e' ricco verso Dio».

Caro amico hai mai pensato che anche tu prima o poi sarai chiamato per un viaggio senza ritorno? Ti sei preparato?

Riflessioni di Leo Buscaglia

Vai bene come sei
Attenti a non cadere vittime della persuasione che non possiamo essere amati perché siamo troppo questo e troppo poco quell’altro.
Andiamo bene come siamo, questa è la verità.
La diversità è la vita.
Vi sono stuoli di individui, per esempio, che prediligono le persone alte, oppure quelle basse: Ad alcuni piacciono le brune, altri preferiscono le bionde.
C’è chi apprezza i grassi, chi i magri: Chi ama i loquaci, chi ha un debole per i taciturni. E così via.
Meno ci sentiamo in torto per essere ciò che siamo, più sapremo di poter contare su un affetto veramente duraturo.
Con calma, con pazienza, scopriremo le persone che ci sapranno amare.
E da quel momento noi potremo contare su un’intera vita sgombra di artifici e delusioni, liberi di essere chi siamo.

Esternare il bisogno
Nessuno è mai tenuto a piangere o a soffrire in solitudine.
Eppure molti fra noi sarebbero disposti a patire in silenzio pur di non chiedere aiuto di cui peraltro hanno urgente necessità.
Tendiamo a ritenere che gli altri siano perfettamente consapevoli delle nostre pene, anche se noi non ne parliamo affatto.
E’ dalla forza emotiva, non dalla debolezza, che noi sappiamo trarre la capacità di invocare aiuto.
Il timore del rifiuto, o del ridicolo, o di qualunque altro impulso ci spinga a nascondere le nostre sofferenze, dev’essere sconfitto a ogni costo.
Diversamente, non otterremmo mai il supporto morale che ci occorre.
Naturalmente, nell’atto di sollecitare aiuto noi esprimiamo il nostro apprezzamento nei confronti di un’altra persona.
Implicitamente le facciamo capire che nutriamo fiducia in lei, che la reputiamo in gradi di aiutarci in un momento di grande vulnerabilità.
Non le chiediamo soluzioni. Vogliamo solo che sia presente, che ci accordi un sostegno temporaneo in attesa di trovare le nostre vie personale di superamento.
Un sano”Ho bisogno di te” è un’espressione importante d’amore.

SOLITUDINE COME SORGENTE D’AMORE
E’ bene tener presente che, indipendentemente dal numero delle persone che ci amano, ci circondano, hanno a cuore il nostro benessere e la nostra serenità, di fatto noi siamo veramente soli.
Nessuno, per quanto possa esserci vicino, può comprenderci perfettamente, capire le nostre paure, le nostre speranze, i nostri sogni.
Siamo ignoti perfino a noi stessi, e molti trascorrono l’intera vita nel tentativo di comprendere la loro vera essenza.
Tale estraniazione può diventare fonte di grande solitudine, ma non è detto che sia sempre così.
In realtà essa ci offre il destro di affrontare le nostre paure attraverso un processo di autorivelazione.
Noi sapremo davvero chi siamo solo quando vorremo scavare nei recessi più profondi del nostro io.
Altri scopriranno chi siamo solo quando ci arrischieremo a dischiuderci.
E’ un compito arduo, in continuo divenire. Attraverso l’accettazione della nostra solitudine, possiamo finalmente intuire l’autentico peso dell’amore e il motivo per cui vivere senza amore non è davvero possibile.

LA POSSESSIVITA’ FINISCE SEMPRE COL DISTRUGGERE CIO’ CHE SI PROPONE DI PROTEGGERE
Il controllo assoluto su un altro essere umano non è possibile e tantomeno auspicabile. Ed è sempre distruttivo.
Uno dei grandi miti sul vero amore vorrebbe che le vite di un uomo e di una donna fossero intrecciate per sempre, incamminate sulla stessa via, protese verso le stesse mete e i medesimi interessi, e che ogni istante di separazione fosse per loro un’eternità.
Quand’anche ciò fosse possibile, a me sembra tristissimo!
Sentirsi uniti, protetti, solidali è un sentimento del tutto naturale.
Ma diventa un problema quando noi ne facciamo un’esigenza esclusiva. Chi focalizza il proprio amore su un unico soggetto ha difficoltà nei suoi rapporti con gli altri.
Constatare che le persone che amiamo sanno amare, oltre a essere amate, dovrebbe essere un conforto, non una minaccia.
Dovremmo rallegrarci che abbiano interessi estranei alla nostra persona, che siano autosufficienti e abbiano fiducia in se stessi.
In realtà, noi siamo in grado di amare molte persone contemporaneamente senza con ciò diluire ciò che abbiamo da offrire.
Anzi, quanto più numerose sono le nostre esperienze affettive, tanto maggiore è il patrimonio che rechiamo con noi quando ci concentriamo su un rapporto intimo e profondo.
La spartizione non scredita la qualità dell’amore; al contrario viene intensificata e ulteriormente arricchita dalla nostra esperienza.
(Brani tratti dal libro: “Nati per amare” di Leo Buscaglia, edito da Mondadori)

lunedì 4 agosto 2008

Vita Oltre La Vita

Di Adriana Velardi, "Near-Death Experiences: prospettive di interpretazione", Associazione Klären, Bologna, 1999).

Il fenomeno denominato Near-Death Experiences (NDE) oppure Stato di Pre-Morte (SPM) o Esperienze di Pre-Morte (EPM), solitamente si verifica nei soggetti che dopo aver avuto un trauma fisico che avrebbe dovuto portarli alla morte (a causa di arresto cardiaco spontaneo, di un grave incidente, o durante un intervento chirurgico) sono sopravvissuti.

Moltissime di queste persone, in tali occasioni sono state dichiarate clinicamente morte, perchè oltre ad avere il battito cardiaco totalmente assente, non presentavano più alcuna attività cerebrale (EEG). Ciononostante, inspiegabilmente, dopo svariati minuti (a volte anche ore, vedi caso Rodonaia in "La pagina degli amputati), una volta tornati alla vita, riferiscono ai medici, agli infermieri, ai parenti e agli amici dei ricordi straordinari: mentre erano "clinicamente morti", avevano continuato ad avere la percezione visiva e sonora di quello che stava accadendo attorno a loro ed anche in luoghi molto distanti da quello in cui era stato collocato il corpo. Più precisamente, una volta "risvegliati", hanno descritto dettagliatamente quello che avevano fatto e detto i primi soccorritori e poi gli infermieri ed i medici, mentre tentavano di rianimarli, ed anche ciò che amici e parenti compivano, dicevano o pensavano, mentre si trovavano all’interno delle rispettive abitazioni o al lavoro.

Negli ultimi trentacinque anni, a livello mondiale, l’interesse per queste esperienze in ambito scientifico è stato sollevato da Raymond A. Moody (precedentemente altri studiosi se ne erano occupati - in particolare Frankl e Potzel - mostrando però maggiore interesse nei confronti dell’evento morte e non per l’esperienza premortale), egli è ritenuto il massimo divulgatore degli studi sulle NDE.

Moody fu il primo a raccogliere dati sulle NDE, rendendoli pubblici durante le sue conferenze e tramite i suoi libri; il primo libro, "La Vita Oltre La Vita", è ancora oggi un testo fondamentale per tutti coloro che si sono occupati e si interessano del fenomeno. In "La Vita Oltre La Vita" Moody lanciò una sfida a tutti gli studiosi di medicina, a cui chiedeva di impegnarsi maggiormente nelle ricerche concernenti le esperienze vissute in punto di morte (Raymond Moody, è nato in Georgia nel 1944; nel 1969 si è laureato in Filosofia e successivamente in Medicina e in Psichiatria. Ha insegnato per tre anni etica, logica e filosofia del linguaggio alla East Carolina University.

Ha anche insegnato Psicologia al Western Georgia State College di Carrollton, un istituto che ha un reparto di psicologia in cui si enfatizza lo studio del paranormale. Il Western Georgia State College, non ignora la terapia cognitiva, ma su volere del suo fondatore William Roll, sin dagli anni Sessanta organizza corsi sui fatti inspiegabili, tra essi vi sono corsi sull’astrologia, sulle esperienze di Pre-Morte, sui fantasmi, unitamente a quelli sull’ipnosi, sull’auto-ipnosi e sulla moderna psicoterapia sciamanica. Attualmente è titolare della Cattedra "Bigelow" per gli Studi sulla Coscienza di Las Vegas).

Da allora molti studiosi si sono cimentati in questa ricerca e, mentre i non addetti ai lavori erroneamente pensano che essa sia relegata al pensiero esoterico o occultista, in realtà la questione è dibattuta soprattutto in ambito accademico e le rare volte che sono state prese in esame tesi esoteriche, lo si è fatto per invalidarle. I più agguerriti contro le tesi esoteriche sono i parapsicologi che, pur ammettendo l’esistenza di fenomeni paranormali, sono impegnati a cercarne le cause scientifiche per poterli riprodurre in laboratorio, seguendo i canoni della scienza empirica.

FASI CARATTERISTICHE DEL FENOMENO NDE

Di seguito vengono descritti i vissuti (ovvero le esperienze soggettive, simili tra loro, dei soggetti che hanno sperimentato la NDE.) e che sono maggiormente tenuti in considerazione dai ricercatori di tutto il mondo che operano in ambito medico, farmacologico, psichiatrico, psicologico, psicofisiologico e parapsicologico.

Per alcuni studiosi la presenza di uno o più di tali elementi è sufficiente per determinare la NDE, mentre per altri sono valide le fasi evidenziate dal test elaborato da Bruce Greyson.

Sensazione della morte

Molte persone non realizzano immediatamente che l’esperienza che stanno vivendo ha a che fare con la morte. Raccontano d’essersi trovate a fluttuare al di sopra del loro corpo, d’averlo guardato a distanza e d’avere improvvisamente provato paura e/o imbarazzo. In questa situazione arrivano a non riconoscere come proprio il corpo che vedono dall’alto, spesso la grande paura iniziale cede il posto alla chiara consapevolezza di quanto sta accadendo. Mentre si trovano in questo stato, le persone sono in grado di comprendere quello che medici ed infermieri si comunicano, anche se non hanno alcuna cultura medica, ma quando tentano di parlare con essi o con altre persone presenti, si rendono conto che nessuno riesce a vederli né a sentirli. Allora cercano di attirare l’attenzione dei presenti toccandoli, ma quando lo fanno, le loro mani passano direttamente attraverso il corpo del medico o infermiera. Dopo avere tentato di comunicare con gli altri, generalmente provano un maggiore senso della loro identità, e a questo punto la paura si trasforma in beatitudine, ed anche in comprensione.

Senso di pace e assenza di dolore

Finché la persona resta nel suo corpo può vivere un’intensa sofferenza, ma quando lo abbandona sopravviene un grande senso di pace e di assenza del dolore.

Il tunnel

Questa esperienza solitamente subentra dopo che è stata sperimentata quella dell’abbandono del corpo (fisico). La persona si trova di fronte ad un tunnel, oppure davanti ad un portale e si sente spinta verso le tenebre. Dopo avere attraversato questo spazio buio, entra in una luce splendente. Alcune persone invece di entrare nel tunnel dicono d’essere salite lungo una scalinata. Altri hanno affermato d’avere visto delle bellissime porte dorate, che indicano il passaggio in un altro regno.

Alcuni soggetti hanno dichiarato che, nell’entrare nel tunnel, hanno sentito un sibilo o una specie di vibrazione elettrica oppure un ronzio. L’esperienza del tunnel non è una particolare scoperta degli attuali ricercatori, infatti già nel quindicesimo secolo, Hieronymus Bosch nel dipinto che ha per titolo "Visioni dell’aldilà: Il paradiso terrestre - L’Ascesa all’Empireo", descrive quello che solitamente racconta chi ha vissuto una NDE.

Gli Esseri di Luce

Una volta superato il tunnel, generalmente la persona riferisce d’avere incontrato degli "esseri" che brillano di una stupenda luce, che permea ogni cosa e riempie il soggetto d’amore. In questa dimensione, luce e amore sono la stessa cosa; la luce è descritta come molto più intensa di qualsiasi altra conosciuta in Terra, non è accecante ma è calda, stimolante, viva.

Oltre alla intensa luce, molte persone raccontano di avere incontrato amici o parenti (precedentemente deceduti) contraddistinti da corpi luminosi ed eterei; di avere visto bellissime scene pastorali e città fatte di luce la cui grandiosità è indescrivibile.

In questa situazione la comunicazione non si svolge come al solito a parole, ma "telepaticamente", è una comprensione immediata.

Il Supremo Essere di Luce

Dopo avere incontrato diversi esseri di luce, generalmente, la persona "clinicamente deceduta", incontra un essere che definisce il "Massimo Essere di Luce". Chi ha avuto un’educazione cristiana spesso lo identifica con Dio o Gesù; coloro che professano altre fedi lo chiamano Buddha o Allah. Gli atei riferiscono che non si tratta di Dio e neppure di Gesù, ma è un essere sacro. Tutte le persone dichiarano che si tratta di un essere che emana amore e comprensione assoluti. Quasi tutte le persone dicono di avere desiderato di restare per sempre con lui, desiderio che però non può essere soddisfatto e, solitamente, uno degli esseri di luce (parenti defunti ecc.) o il Massimo Essere di Luce, dopo che il soggetto ha riesaminato la sua intera vita, lo invita (o gli ordina) di rientrare nel suo corpo terreno.

Visione panoramica della vita

Quando ciò avviene non vi sono più contorni materiali, ma solo una visione panoramica a colori e a tre dimensioni, di ogni singola azione compiuta dal soggetto in stato di NDE, durante la vita. Solitamente questa situazione si verifica nella prospettiva di una terza persona, non si svolge nel tempo da noi conosciuto ma l’intera vita del soggetto è presente contemporaneamente. In questa condizione si rivedono le azioni buone e cattive compiute fino a quel momento, e si percepisce immediatamente l’effetto che esse hanno procurato sul prossimo. Durante tutto il tempo in cui il soggetto riesamina la sua vita, l’Essere di luce gli resta accanto, gli pone delle domande (ad esempio che cosa ha fatto di bene nella sua vita), l’aiuta a compiere la revisione e a sistemare (in prospettiva) tutti gli eventi della sua vita.

Le persone che hanno vissuto una NDE si convincono che la cosa più importante della vita è l’amore, seguito (per la maggior parte di loro) dalla Conoscenza. Mentre i sopravvissuti rivedono i momenti della loro esistenza in cui hanno imparato qualcosa, l’Essere di luce sottolinea che, oltre all’amore, una delle cose che si può portare con sé al momento della morte è la conoscenza. Generalmente quando la persona torna in vita, ha un gran desiderio di approfondire le sue conoscenze intellettuali, spesso diventa un avido lettore anche se, nel suo recente passato, non amava studiare, oppure si iscrive a corsi che gli permettono di approfondire argomenti da lui mai prima trattati.

Rapida ascesa al cielo

Non tutte le persone che hanno vissuto una NDE fanno l’esperienza del tunnel, alcune invece raccontano d’essersi sentite fluttuare, di essere salite rapidamente al cielo e di aver visto l’universo dalla stessa prospettiva dei satelliti e degli astronauti.

Riluttanza a tornare in vita

L’esperienza di Pre-Morte è talmente piacevole che molte persone non vorrebbero tornare indietro e, spesse volte, sono molto adirate con i medici che le hanno fatte ritornare. E’ però una reazione momentanea e, solitamente dopo una settimana (anche se rimpiangono lo stato di beatitudine vissuto durante la NDE), sono felici d’avere avuto l’opportunità di continuare a vivere. La maggior parte delle persone riferisce che, se avesse dovuto pensare solo a se stessa, sarebbe rimasta nell’altra dimensione. Tutti dichiarano che sono ritornati per amore dei loro bambini oppure per i genitori o i coniugi.

Differente percezione spazio - temporale

Tutte le persone che hanno sperimentato l’esperienza di Pre-Morte raccontano che in quella dimensione il tempo è notevolmente compresso e assolutamente diverso da quello segnato dagli orologi; spesso viene descritto come l’esperienza o il senso dell’eternità. Durante la NDE, generalmente i confini imposti dallo spazio nella vita quotidiana scompaiono. Infatti, se la persona (ritenuta da medici ed infermieri morta) vuole recarsi in uno specifico posto, può farlo semplicemente pensando di esservi.

Alcuni soggetti hanno riferito che, mentre si trovavano fuori dal corpo ed osservavano il lavoro svolto dai medici nella sala operatoria, se volevano vedere i loro parenti, era sufficiente che desiderassero spostarsi nella sala d’aspetto o raggiungere l’abitazione o il luogo in cui si trovavano.

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