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martedì 30 giugno 2009

Kirk Kilgour

http://www.coloridellavita.com/personaggi.cfm?pid=34

Kilgour nasce Los Angeles il 28 dicembre del 1947. Già durante i suoi primi studi (Mira Costa High School e Bellevue Community College) dimostra una grande predisposizione allo sport, praticando con successo baseball, atletica e soprattutto basket, diventando capitano della squadra di Bellevue ed essendo eletto Giocatore Difensivo dell'Anno dello Stato di Washington.
Nel 1968 il famoso allenatore Al Scates lo convince a dedicarsi a tempo pieno al volley e a trasferirsi alla celebre UCLA (University of Los Angeles - California), dove, oltre ad iscriversi al corso di laurea in psicologia che conclude brillantemente, inizia una luminosa carriera che l'avrebbe portato ad essere uno dei più grandi pallavolisti della sua epoca.
Nonostante la sua grandezza umana e morale prevalga sugli altri aspetti, non va infatti dimenticato che Kilgour è un vero campione assoluto nel suo sport. Per sette anni membro della Nazionale USA, campione universitario con gli UCLA Bruins nel 1970 e 1971, MVP del campionato universitario 1971, partecipa con la sua Nazionale alle Olimpiadi di Monaco, dove, nonostante la sua presenza e quella dell'altro fuoriclasse Tom Hoff, , gli Stati Uniti mancano un podio monopolizzato dagli squadroni dell'Europa Orientale (prima Unione Sovietica, seconda Germania Est, terza Cecoslovacchia).
Schiacciatore di ruolo, uno dei primi specialisti puri in un periodo in cui è molto in voga la figura dell'"universale", forse non è sempre impeccabile in fase difensiva, ma è in grado di attaccare da tutte le posizioni ed dotato di una micidiale e spettacolare battuta in salto che lo fanno soprannominare, al suo arrivo in Italia, l'Angelo Biondo.
Nell'estate 1973 l'Ariccia Volley del presidente Renato Ammannito, neopromossa in serie A ,ma molto ambiziosa, gli offre un ricco contratto per diventare il primo pallavolista statunitense a militare nel campionato italiano.
Kirk si getta nella nuova avventura con un incredibile entusiasmo e dimostra appieno la sua grande umanità in Italia, che gli regala la definitiva consacrazione e lui ama come se fosse il suo paese.
Nonostante col suo stipendio può permettersi auto più prestigiose, compra una Fiat Cinquecento che è la sua compagna inseparabile nella sua avventura romana; è uno spasso vedere quel gigante di più di due metri uscire dalla piccola utilitaria.Si integra a meraviglia nella vita della cittadina e frequenta le scuole di Ariccia dove tiene, come supplente, lezioni di inglese e ginnastica , ovviamente gratis. Ariccia ricambia trattandolo come uno dei suoi, non un californiano trapiantato ai castelli, ma come un vero romano, solo un po' più cresciuto e un po' più biondo.
Immenso e decisivo è il contributo di Kilgour ai successi della squadra, che con il contributo anche giovani giocatori non ancora consacrati come il futuro nazionale Claudio Di Coste ed Andrea Ferretti e all'allenatore/palleggiatore Mario Mattioli (anch'egli recentemente scomparso) riesce ad inserirsi prepotentemente ai vertici nazionali, giungendo seconda nel campionato 73-74 ed addirittura aggiudicandosi uno storico scudetto (il primo vinto a sud di Firenze)l'anno successivo, dopo un'avvincente sfida durante tutto il campionato (non sono ancora stati introdotti i playoff) con lo squadrone all'epoca dominante in Italia, la Panini Modena. L'affetto e la partecipazione con cui viene seguita la squadra sono enormi, tanto che deve abbandonare il piccolo palazzetto di Ariccia e disputare le partite casalinghe nel più grande Palazzo di Viale Tiziano a Roma
All'apice del successo sportivo (viene anche nominato assistente allenatore della Nazionale Italiana nell'autunno 1975) accade l'evento destinato a fare da spartiacque nella sua vita: E' l'8 gennaio 1976, proprio durante un allenamento della Nazionale, al palasport di Viale Tiziano, e mentre svolge un esercizio al "cavallo", cade malamente, la testa si infila fra due materassini, il collo esegue un movimento innaturale. Kirk esplode in un urlo di dolore e disperazione: non riesce più a muoversi. La diagnosi è impietosa: lussazione della vertebra cervicale con lesione al midollo spinale, con conseguente totale e irreversibile paralisi ai quattro arti.
Una mazzata del genere avrebbe distrutto chiunque, non Kirk Kilgour: non si rassegna alla "condizione di fossile" (è una sua espressione), visto che "l'importante è che funzioni la testa"(altra sua frase), e dimostra forza, volontà e coraggio tali, da fare invidia ad un campione in piena attività.
Progetta una sedia/barella con congegni inediti comandati da impulsi vocali che l'accompagna per il resto per la vita e l'aiuta a portare avanti le sue molteplici attività in giro per il mondo ("Non sono su una sedia a rotelle, sono su una macchina dei campi da golf, e non pago neanche la tessera del Golf Club" era solito dire).
Torna negli Stati Uniti ed inizia una carriera da commentatore sportivo (in questo ruolo torna nell'84 alle Olimpiadi che l'avevano già visto protagonista come atleta) e da allenatore ("Head Coach" alla Pepperdine University dal 79 all'81 e vice-allenatore nell'85 quando il college conquista il titolo NCAA). Fra le sue innumerevoli attività ci sono anche quelle di scrittore, produttore, consulente sull'handicap, docente a corsi di motivazione e volontario negli ospedali.
Fra gli innumerevoli riconoscimenti alla sua grandezza che gli sono attribuiti, è da ricordare la Lettera Presidenziale di Merito per il servizio alla comunità per la sua opera dedicata ai soggetti disabili
Kirk non dimentica il paese che tanto l'ha amato durante la sua attività di atleta e periodicamente fa ritorno in Italia. Particolarmente commovente è il suo ritorno nel 1978 a Roma in occasione del Campionato Mondiale di Volley. Entrato con la sua sedia a rotelle sul campo da gioco prima della finale, riceve dal pubblico una "standing ovation" di 20 minuti, e il suo ex.compagno e allenatore Mario Mattioli gli mette addosso una maglia della nazionale italiana, a significare che è da considerarsi dei nostri a tutti gli effetti.
Ma il momento in cui si sublima tutta l'esistenza di Kirk Kilgour è l'11 febbraio del 2000, in Piazza San Pietro a Roma al Giubileo degli Ammalati, nel 2000. In quella occasione Kirk recita commuovendo il mondo la seguente preghiera che è un messaggio di speranza, una dimostrazione di umiltà, un inno alla vita e il suo più profondo testamento spirituale

Chiesi a Dio di essere forte
per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute
per realizzare grandi imprese:
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l'umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
mi ha lasciato la vita
perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato; o mio Signore, fra tutti gli uomini
nessuno possiede quello che ho io!

Kirk Douglas Kilgour ci ha lasciati il.10 Luglio del 2002 a Denver, a 54 anni. Nell'ultimo anno le sue condizioni di salute sono progressivamente peggiorate a causa della lunghissima immobilità, fino quando il suo cuore ha cessato di battere per sempre.

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