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lunedì 15 giugno 2009
Osho Rajneesh
Rajneesh Chandra Mohan Jain, meglio conosciuto durante gli anni Settanta come Bhagwan Shree Rajneesh e più tardi come Osho (Kuchwada, 11 dicembre 1931 – Pune, 19 gennaio 1990), è stato un filosofo e leader carismatico e Maestro spirituale indiano.
Ha vissuto in India e negli Stati Uniti ed è stato il fondatore e leader del "Movimento Osho-Rajneesh" (Osho-Rajneesh movement), un controverso movimento spirituale i cui seguaci sono noti come "arancioni", o come "neo-sannyasin" (sanya-sa in hindi significa asceta) da non confondere peraltro con gli Hare-Krishna per l'identità di colore degli abiti indossati.
Indice
L'infanzia
"Osho nasce a Kuchwada, In India Centrale, l'11 dicembre 1931. Egli ha raccontato come il periodo dell'infanzia ebbe grande influenza sulla sua crescita, perché in casa dei nonni questi gli diedero la massima libertà e gli dimostrarono grande rispetto. Fu lasciato senza cure particolari nè restrizioni o alcun tipo di educazione imposta. Come egli stesso ebbe a dire, i bambini, durante i primi sette anni, vengono influenzati in maniera negativa dall'esser forzati ad imparare e dal negare loro la dignità: "se ad un bambino nei suoi primi anni è permessa la libertà, crescerà forte e abbastanza intelligente da decidere e discutere, e potrà auto-educarsi". Se un bambino riceve rispetto, afferma Osho, è più obbediente verso i genitori; se i genitori ignorano la sua individualità, il bambino a sua volta li ignorerà.
L'"illuminazione" e le prime comunità
Il 21 marzo 1953, all'età di ventun anni, dopo un intenso periodo ebbe l'esperienza dell'"Illuminazione", quella in cui si raggiunge il più alto grado di consapevolezza, dove " la goccia si fonde nell'oceano, nell'attimo stesso in cui l'oceano si riversa nella goccia". E' il momento della suprema comprensione, della caduta di tutti i veli che impediscono la chiara visione della realtà. Convinto dell'importanza di ciò che aveva acquisito, da allora volle invitare ogni individuo a condividere la sua esperienza. Cominciò così a viaggiare per l'India, istituendo dibattiti e convegni e attirando migliaia di persone.
Conclusi gli studi, insegnò al Sanskrit College di Raipur e successivamente negli anni '60 ottenne la cattedra di filosofia alla università di Jabalpur. Nel 1969 un gruppo di discepoli stabilì una fondazione in supporto al suo lavoro, permettendogli di lasciare il lavoro universitario. Iniziò a proporre le sue tecniche di meditazione con l'intento, condiviso da antiche tradizioni, di raggiungere una maggiore consapevolezza di sé, che per Osho e per la corrente spirituale di cui lui è stato l'iniziatore si può concretizzare in quello che in Oriente viene chiamato il "risveglio" interiore. Il 26 settembre del 1970 iniziò il suo primo discepolo ( o sannyasin) durante una meditazione all'aperto, uno dei grandi incontri in cui dava conferenze e guidava meditazioni di gruppo.
Nel 1974 si trasferì a Puna dove fondò il suo ashram, centro di comunità spirituale e dove intensificò i discorsi offrendo degli spunti per cogliere il Silenzio da cui ha origine la consapevolezza. Qui il flusso di visitatori, in particolar modo quelli occidentali, diventò inarrestabile. Alla fine degli anni '70 l'ashram di Puna ospita il Centro di terapia e di crescita interiore più grande del mondo, dove migliaia di persone accorrono per partecipare a gruppi terapeutici e a corsi di meditazione, per ascoltare il discorso giornaliero tenuto al mattino da Osho, ora chiamato Bhagwan, oppure partecipare al darshan (incontro col Maestro) serale.
La comune in Oregon
Nell'estate del 1981 l'esperimento comunitario viene trasferito in America, dove ebbe modo di affermarsi nel mondo occidentale fondando una comune nello stato dell'Oregon (USA) presso il ranch "Big Muddy" ad Antelope. La nuova Comune viene chiamata "Rajneeshpuram ("Essenza di Rajneesh"), è grande ben 65.000 acri, riscuote un grande successo fino ad ingrandirsi alle dimensioni di una piccola cittadina. Dopo un inizio travolgente, nel 1985 l'intolleranza culturale dei residenti locali ma più di tutto una serie di scandali che investirono la sua segretaria e alcuni dei suoi più stretti collaboratori, costrinsero Osho ad allontanarsi dal ranch. Fu poi arrestato e incarcerato in più prigioni fino a che fu espulso dagli Stati Uniti.
Il ritorno a Poona
Ritornò in India e si stabilì nuovamente a Puna. Qui il vecchio ashram divenne la nuova Comune, che ancora oggi, sotto il nuovo nome di Osho International Meditation Resort, riceve persone che vengono da tutto il mondo, fedeli al suo pensiero e alla pratica dei suoi insegnamenti. I libri a lui intitolati, o meglio le trascrizioni dei suoi discorsi, sono centinaia, tradotti e letti in decine di lingue, coerentemente alla persistenza del movimento. Per il suo samadhi, la partenza fisica dal mondo, lasciò la seguente epigrafe: "Osho. Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall'11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990". Alla sua morte, dopo un lungo periodo in cui la sua salute era senpre più malferma e di cui lui stesso aveva parlato come conseguenza di un avvelenamento subito in carcere in America, la Comune di Puna, in cui ha sede una "Multiuniversità dell'essere" con programmi e corsi di crescita interiore, restò guidata da un gruppo di 21 persone da lui nominate qualche tempo prima.
La "filosofia" di Osho
Il suo insegnamento è stato considerato da alcuni come un insieme di idee proprie delle filosofie orientali (Induismo, Giainismo, Buddismo Zen, Taoismo) e di alcuni tratti del pensiero occidentale (psicologia junghiana, psicologia umanista, l'antica filosofia greca), del mondo della mistica Sufi e della religione di Zoroastro.
Il sincretismo e i valori proposti
L' originalità dell'opera di Osho in anni di diffuso interesse per la tradizioni spirituali orientali consiste nell'intenzione di adattare i millenari concetti e pratiche della cultura indiana al moderno uomo occidentale. Da questa esigenza nascono gli esercizi di meditazione dinamica introdotti da Osho, elaborati in modo sincretico a partire dagli insegnamenti dello Yoga, del Tantra, ma anche da altre tradizioni non indiane come il Taoismo e il Buddhismo Zen.
Osho afferma che la grazia più grande che possa essere concessa ad un uomo sia l'esperienza dell'illuminazione spirituale. Questa "illuminazione" non può eesere descritta a parole, la mente è inadeguata a comprendere una esperienza che va oltre i dati sensibili. Una definizione può essere questa: E' la comprensione, non razionale, di ogni cosa di cui è fatto l'universo; tuttavia, poichè la mente si lascia distrarre da una molteplicità di fattori non riesce a cogliere la totalità. In particolare, le distrazioni provengono dalle attività umane del pensiero razionale, così come dai vincoli emozionali che ci legano alle aspettative della società, con le conseguenti paure e inibizioni. Per chiarire agli ascoltatori il suo approccio e per dare degli strumenti sistematici al suo metodo di ricerca, Osho estrasse e espose varie filosofie da diverse fonti. Fu un ricercatore molto attivo e prolifico: in innumerevoli discorsi sia nella lingua hindi che in inglese si occupò di varie tradizioni spirituali e religiose, incluse quelle di Buddha, Krishna, Guru Nanak, Gesù, Socrate, dei maestri Zen, del Chassidismo, dei Sufi.
Volle evitare di costruire un "sistema di pensiero" dal momento che, secondo le sue parole, nessuna filosofia può esprimere completamente la verità. Una definizione possibile (anche se probabilmente può essere considerata riduttiva) del suo pensiero potrebbe essere quella di una "filosofia della non-filosofia". Oratore consumato, utilizzò il suo acume psicologico, la vastissima cultura di cui era dotato (aveva letto oltre centomila libri), l'acutissima memoria che lo sorreggeva, per veicolare il messaggio insistendo sul fatto che l'unico scopo per il quale continuava a parlare era quello di convincere gli ascoltatori a guardare finalmente dentro se stessi e contemporaneamente a liberarsi delle abitudini e degli schemi mentali che hanno accompagnato loro per l'intera vita. E per ottenere ciò occorre intraprendere un percorso di meditazione.
Fu spesso erroneamente chiamato il "guru del sesso", dopo che alcuni suoi discorsi della fine degli anni '60 scandalizzarono la parte della società più conservatrice. Questi, che erano il commento di alcuni libri sacri del Tantra, vennero in seguito trascritti e pubblicati sotto il titolo Dal sesso alla supercoscienza. A suo avviso, "per il Tantra tutto è sacro, e nulla è profano", e ogni morale sessualmente repressiva era controproducente dal momento che "non si può trascendere il sesso senza averne avuto un'esperienza completa e consapevole".
La meditazione
Secondo Osho, la meditazione è uno stato che va "oltre la mente", di totale presenza di sè nel quale raggiungere consapevolmente il silenzio interiore. Egli insistette molto sul fatto che la meditazione non può essere spiegata o descritta in modo esaustivo, essendo un'esperienza nella quale la mente ed ogni pensiero logico (quindi anche il linguaggio) vengono trascesi. La pratica della meditazione non comprende quindi necessariamente pensieri spirituali o religiosi, e non è possibile forzarla con un atto di volontà anche se è una disciplina, ma soltanto lasciare che questo stato di "non mente" cioè del guardare la cosa in sè senza dare giudizi di sorta, si manifesti spontaneamente. E' questa la mente del bambino che guarda incantato le meraviglie del mondo; è la mente innocente che si affaccia per la prima volta sull'universo e lo contempla.
Osho partì dal presupposto che l'essere in "meditazione" sia una condizione comune e naturale dell'uomo. Ma, aggiunse, è molto difficile per l'uomo moderno raggiungere tale condizione con le tradizionali tecniche (come sedersi in silenzio semplicemente, a gambe incrociate), poiché egli subisce continuamente tante "distrazioni" e stimoli esterni e la mente è talmente piena di pensieri i quali corrono da una parte e dall'altra che ha perso la capacità di stare immobile e di dedicarsi al proprio ascolto interiore. Per questo motivo individuò alcune tecniche di meditazione attiva' il cui fine essenziale era di calmare la mente per creare quello spazio di silenzio e consapevolezza necessario alla meditazione.
Alcuni di questi esercizi preparatori possono essere ritrovati nelle terapie della moderna psicoterapia occidentale (a.e. la psicoterapia della Gestalt), e consistono nell'alterazione del respiro, nel gibberish (l'esprimersi in un linguaggio sconosciuto), nel piangere o ridere liberamente, nel danzare e muovere il corpo fino a raggiungere lo stato di catarsi, ovvero di crollo delle sovrastrutture mentali e liberazione dalle stesse attraverso un'esplosione emozionale. In questo modo si liberano il corpo e la struttura psico-energetica di tutti quei blocchi emozionali che impediscono la libera espressione di sé nella vita quotidiana.
Le tecniche di meditazione principali proposte da Osho sono chiamate Active Meditations (meditazioni attive) e comprendono le meditazioni: "dinamica", "kundalini", "nadabrahma", "nataraj". Esse si basano sui seguenti presupposti: 1. la concezione di piena identità fra corpo e struttura psichica (ogni emozione repressa o trauma interiorizzato ha un corrispettivo nel corpo fisico); 2. i condizionamenti sociali ed emotivi subiti dall'uomo fin dalla sua prima infanzia, se molto radicati nella propria struttura psicofisica, devono essere eliminati, il che richiede un atto di volontà del praticante.
Osho re-introdusse anche alcune tecniche tradizionali di meditazione, riducendole alla loro più essenziale espressione, astraendole dai rituali e dai formalismi propri, e mantenendone le parti maggiormente "terapeutiche". Inoltre sostenne la teoria per la quale lo stato meditativo può essere raggiunto e mantenuto, con una sufficiente pratica, anche attraverso le azioni quotidiane.
Una illuminazione terrena
Con la pratica continua, senza interruzioni della meditazione, si ottiene, secondo Osho, l'Illuminazione, ovvero uno stato in cui "si è continuamente in uno stato di meditazione".
Osho non predicò mai una fuga dal mondo terreno verso quello spirituale nè contrappose la vita profana alla vita religiosa ma invitò a vivere in maniera "naturale" e consapevole che per lui coincideva con quella sacra. Il percorso che conduce all'Illuminazione consiste quindi nel qualificare, con la massima presenza di sé, ogni atto della vita quotidiana, dal lavoro alla vita di coppia, dal sesso alle relazioni sociali.
Questa concezione di spiritualità, che è consapevolezza immersa nel quotidiano, è quindi in aperta rottura con la tradizionale visione delle più importanti religioni, per le quali i due mondi sono separati: quello dello spirito e quello della materia.
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