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sabato 13 giugno 2009

Sathya Sai Baba

Sathya Sai Baba, nato Sathya Narayana Raju Ratnakaram (Puttaparthi, 23 novembre 1926), è un filosofo e mistico indiano.

Nato in un piccolo villaggio nell'Andra Pradesh (India del sud), all'età di 14 anni affermò di essere la reincarnazione di Sai Baba di Shirdi (e la seconda incarnazione di Kalki, l'avatar del Kali Yuga), prendendo quindi il suo nome. Ha milioni di devoti, a livello mondiale, molti dei quali facenti parte dell'Organizzazione Sathya Sai. Dal 2005 è su una sedia a rotelle.

Gli insegnamenti

L'insegnamento di Sathya Sai Baba si fonda sul concetto che l'uomo sia essenzialmente divino e che debba quindi impegnarsi a riscoprire la propria natura divina.

Sathya Sai Baba ha più volte affermato di non voler fondare una nuova religione, né una setta o un nuovo credo, o di volere raccogliere proseliti; nonostante sia nato in un contesto induista, il suo messaggio vuole essere «universale» e si rivolge indistintamente ai fedeli di tutte le religioni a cui raccomanda la sincera adorazione di Dio nelle forme e nei mezzi propri di ciascuna religione: cardine del suo insegnamento è infatti l'unità delle religioni e delle discipline spirituali, concepite come strade differenti verso l'unico Dio. Molta importanza è data al canto devozionale e alla preghiera, al servizio altruistico disinteressato (seva), e allo studio della spiritualità attraverso i testi sacri e spirituali di ogni tradizione o cultura.

Afferma inoltre che l'essere umano, per potersi definire tale, dovrebbe vivere secondo cinque valori principali, i cosiddetti Valori umani, presenti – seppur in modo latente – in ogni individuo: Verità, Amore, Pace, Rettitudine e Non-violenza; la cui costante e progressiva riscoperta e messa in pratica costituisce la «vera essenza della ricerca spirituale».
"C'è una sola razza: la razza dell'umanità.
C'è una sola religione: la religione dell'Amore.
C'è un solo linguaggio: il linguaggio del cuore.
C'è un solo Dio: Egli è onnipresente."


Nel 1963 è sorta l'Organizzazione Sathya Sai, organizzazione spirituale non-religiosa e senza fini di lucro o di proselitismo, attualmente attiva in 137 nazioni, fondata con lo scopo di aiutare le persone a «riscoprire la propria natura divina».

Alcune massime di Sathya Sai Baba

- Ama tutti, servi tutti - Aiuta sempre, non ferire mai (Love all, serve all - Help ever, Hurt never)
- Dio è dentro di te. Scoprilo!
- Il servizio reso all'uomo è servizio reso a Dio.
- Comincia il giorno con Amore, riempi il giorno con Amore, trascorri il giorno con Amore, termina il giorno con Amore: questa è la strada che conduce a Dio.
- Se le malattie e le sofferenze non fanno distinzione tra ricchi e poveri, perché dovremmo farlo noi?
- La mia vita è il mio messaggio.
- Amate voi stessi perché incarnate Dio; amate e servite gli altri, perché incarnano Dio che parla ed agisce per mezzo loro.

Popolarità e fenomeni "sovrannaturali"

La popolarità di Sathya Sai Baba in occidente è dovuta in buona parte all'opera dei mass media, al sempre crescente interesse di questi ultimi non tanto verso il suo messaggio e le sue opere, quanto verso la presunta sovrannaturalità di numerose azioni, episodi ed eventi, che lo riguardano in modo più o meno diretto.

Migliaia di testimoni riportano di vedere Sai Baba compiere ogni giorno miracoli di varia natura, come le levitazioni, le apparizioni a distanza, le cosiddette materializzazioni di oggetti di svariate dimensioni (tra cui anelli, collane, o la sacra cenere Vibhuti), benché non esistano prove dell'esistenza di questi fenomeni, ed essi siano oggetto di controversia. Durante la festività di Mahashivarathri, dopo un lungo discorso, è solito far fuoriuscire dalla bocca uno o più Lingam, sfere d'oro (o altri materiali) dalla forma ovale.

Nonostante sia estremamente elevato il numero di persone che vengono a conoscenza di Sai Baba grazie alla popolarità di questi fenomeni, egli sostiene di non darvi importanza, raccomandando ai devoti di fare altrettanto, definendoli semplici stratagemmi per attirare l'attenzione sul reale contenuto del suo messaggio.

Le opere sociali

L'impegno di Sathya Sai Baba nel campo del sociale si concretizza in numerosi progetti di natura umanitaria e filantropica in India, ispirati o portati avanti da egli stesso. Questi progetti (definiti, a seconda della tipologia, SocioCare, EduCare e MediCare) includono:

- la costruzione di campi medici e ospedali (tra cui il policlinico Puttaparthi Super Speciality Hospital), in cui gli interventi vengono eseguiti gratuitamente;
- il “progetto acqua potabile”: un sistema di filtraggio, depurazione e distribuzione dell'acqua ad oltre 1000 villaggi rurali (circa due milioni di persone servite);
- il progetto Sathya Sai Gange, un grande canale artificiale per portare acqua nella regione di Madras, caratterizzata dalla siccità;
- l'apertura di numerosi istituti scolastici gratuiti, da elementari a università.
- Altre iniziative analoghe portate avanti dall'Organizzazione Sathya Sai in tutto il mondo.

Riconoscimenti

- L'11 settembre 2005 in un incontro pubblico su Sathya Sai a St. Louis, Missouri, Stati Uniti d'America, Francis G. Slay (il sindaco della città) come atto di riconoscimento a Sathya Sai Baba e alle sue opere, ha emanato un proclama ufficiale in cui si dichiara questa giornata "Giorno di Sathya Sai Baba" nella città di St. Louis.
- il 23 novembre 2005 (giorno dell'80° compleanno di Sai Baba), con un proclama analogo, Jim Dailey (sindaco di Little Rock, Arkansas, Stati Uniti) ha dichiarato questa giornata "Giorno di Sathya Sai Baba" nella città di Little Rock.
- La Regina Elisabetta ha recentemente conferito all'Ala Giovani dell'Organizzazione Sathya Sai del Regno Unito il Premio Duca d'Edimburgo, un programma internazionale di leadership in azione, non competitivo e legato ad attività culturali e di servizio, istituito nel 1956 dal suo fondatore e patrono, il Principe Filippo.

Controversie

Numerosi critici (inclusi ex devoti, come ad esempio il pianista inglese David Bailey) sostengono che i presunti miracoli attribuitigli non sarebbero altro che trucchi e illusioni. A supporto di questa opinione sono stati realizzati numerosi video, a volte censurati dalle autorità indiane, secondo cui, per la cenere Vibhuti, Sai Baba utilizzerebbe piccole capsule contenenti polvere (o, secondo alcuni studiosi, di sterco di vacca essiccato o semplice terriccio) che egli stesso disintegrerebbe nascondendole tra le dita; i Lingam, invece, sarebbero conservati all'interno di grossi fazzoletti, inseriti in bocca con abili e veloci movimenti, e rigurgitati subito dopo.

Diversi sacerdoti ed esorcisti cattolici hanno dichiarato che, qualora alcuni fenomeni paranormali di Sai Baba non fossero semplici inganni e trucchi, sarebbero (come qualunque altro prodigio compiuto da mago o stregone) di origine demoniaca. Si può segnalare a questo proposito che alcuni ex-devoti di Sai Baba abbiano dichiarato di essersi sentiti "disturbati" da una forza maligna dopo essersi allontanati da lui (tipico, secondo alcuni, di chi ha lasciato lo spiritismo, la magia o movimenti satanisti).

Vi sono anche incerte notizie riguardo un omicidio plurimo, avvenuto presso il suo ashram nel 1993 e mai ben chiarito, in seguito - sembra - ad un attentato nei suoi confronti

In seguito ad accuse di molestie sessuali, l'emittente televisiva britannica BBC ha realizzato una sorta di video-documentario, fortemente critico verso Sai Baba (che raccoglieva accuse di vario tipo), che è circolato in diversi Paesi. Alaya Rahm, il giovane che ha avanzato la maggior parte di queste accuse contro Baba, e che era il protagonista d'accusa nel documentario, ha presentato una causa in California nel gennaio 2005 la cui udienza è stata stabilita per il 28 aprile 2006. Durante il procedimento sono stati identificati ed ascoltati dei testimoni che erano presenti a Prashanti Nilayam quando le molestie accampate dal querelante avrebbero avuto luogo. Uno di questi testimoni ha successivamente ritrattato e ritirato le sue affermazioni a sostegno degli accusatori. Il 19 aprile 2006 Alaya Rahm ha ritirato la querela, ed il caso è stato abbandonato con pregiudizio (il querelante, cioè, non subisce danno e la causa non può più essere presentata in alcuna corte in negli Stati Uniti o in India).

venerdì 12 giugno 2009

Positivo

Dovresti essere più buono del necessario, perchè tutti quelli che incontri sul tuo cammino stanno combattendo qualche battaglia. Stai attento alle parole, possono anche tagliarti la lingua.
Se vuoi che i tuoi sogni si realizzino, non devi dormire
Di tutto ciò che porti, la tua espressione è la più importante.
La felicità nella tua vita dipende dalla qualità dei tuoi pensieri.
Il peso più grande che puoi portare è il rancore.
Una cosa che puoi sempre dare ma anche tenerti.... la tua parola. . .
La bugia peggiore è quella che racconti a te stesso.
Se ti manca il coraggio per iniziare, hai già finito.
Una cosa che non puoi reciclare è il tempo perso.
Le idee non funzionano a meno che tu non creda in esse!!.
La tua mente è come un paracadute... funziona solo quando lo apri...
Rincorrere la felicità è la gara di tutta una vita!!!
Non è mai troppo tardi per essere quello che avresti voluto.
La vita è troppo breve per svegliarsi con rimpianti…
Per questo, ama le persone che ti trattano bene. Dimenticati di quelli cue non lo fanno.
Tutto succede per un motivo.
Se ti danno una seconda opportunità, afferrala con tutte e due le mani.
Se la tua vita cambia, lascia che cambi.
Nessuno ha detto che la vita fosse facile, ci hanno solo promesso che valeva la pena viverla.
Gli amici sono come i palloncini , quando li hai lasciati andare, forse non ritornano.
A volte ci preoccupiamo tanto per le nostre vite agitate e piene di problemi
e non ci rendiamo conto che li stiamo lasciando andare tutti.
Discutiamo su chi abbia ragione e ci dimentichiamo quale sia la cosa migliore da fare.
Ci accorgiamo dei veri amici solo quando è troppo tardi...

giovedì 11 giugno 2009

Babaji


Babaji (o Mahavatar Babaji) è, secondo alcuni, uno yogi immortale che vive sull'Himalaya. Secondo la tradizione, Babaji è il maestro illuminato che, nella seconda metà del 1800, iniziò Lahiri Mahasaya al kriya yoga. Alcuni pensano che si incarni di tanto in tanto, mentre altri credono che sia stabilmente incarnato e ringiovanisca il suo corpo grazie ad una pratica yogica conosciuta a pochissimi come "Kaya Kalpa".

La sua esistenza è stata resa nota al mondo da Paramahansa Yogananda nel suo libro "Autobiografia di uno yogi". Secondo alcuni, Babaji è apparso nel 1970 in una grotta nel Paese di Hairakhan, in India, senza vestiti e cosparso di cenere in Sadhana meditativa. In anni recenti, molte persone hanno asserito di averlo visto o di essere state in contatto con lui; il tutto testimoniato da fotografie del guru accanto ai devoti nell'Ashram di Hairakhan. I devoti di questo guru affermano che sia lo stesso Babaji descritto nel libro "Autobiografia di uno yogi".

Queste asserzioni sono viste con una certa diffidenza dalla maggior parte dei kriyaban appartenenti alle organizzazioni del kriya yoga del lignaggio di Paramahansa Yogananda. "Baba" significa semplicemente "Padre". Il suffisso "ji" si utilizza per indicare rispetto. Il coinvolgimento dei devoti occidentali ha contribuito molto alla diffusione di numerosi ashram in suo onore; solo in Italia ne esistono quattro sparsi in modo omogeneo per la penisola (si parte da Villa San Secondo - AT per finire a Cisternino - BR). Il Mantra che Babaji di Hairakhan consigliava di ripetere in ogni momento del giorno è "Om namah shivaya", che letteralmente significa "mi inchino al signore Shiva". Il messaggio che questo guru trasmetteva ad ogni devoto era questo: "Verità, Semplicità, Amore".

Cos'è la realtà?

La definizione di realtà che appare su Wikipedia recita: ”Il termine realtà deriva dal latino res, ovvero un oggetto materiale”. Sul vocabolario sta scritto: “Tutto ciò che esiste, sia come insieme di elementi, sia come singola cosa”.

Si evince, dalle due definizioni, che è consuetudine intendere reale il mondo materiale o oggettivo e quindi irreale tutto ciò che non può essere visto, toccato, udito, gustato o annusato.

Questo è il risultato di una visione materialistica della vita che si è imposta quando il pensiero Cartesiano è stato scelto come base per la costruzione della cultura d’Occidente.

Occorre tuttavia considerare che ciò che definiamo come oggettivo, ossia, il mondo fisico che ci circonda, dipende dalla percezione del nostro intelletto che elabora, all’interno del cervello, una visione soggettiva di quella oggettività.

In altri termini, l’osservazione, ossia, il risultato della interazione tra l’osservatore e l’osservato, evidenzia non già una realtà oggettiva preesistente, bensì una visione del reale che è frutto di una elaborazione del pensiero dell’osservatore. E’ dunque, il pensiero, a condizionare e rendere stabile una non-certa realtà.

A questa convinzione è giunta anche la Scienza quantica che sembra oggi voler ridisegnare l’attuale paradigma scientifico, in accordo con quanto enunciato, fin dai tempi remoti, dalla Saggezza antica o Scienza dello Spirito.

E’ infatti la Fisica quantistica a informarci del fatto che un quanto, ossia, una entità subatomica quale l’elettrone, appare come particella o onda (campo vibrante), secondo l’intenzione dello sperimentatore. Come dire che, lo stato dell’elettrone, è influenzato da ciò che l’osservatore vuole sperimentare. Influenza che la Scienza dello Spirito ha sintetizzato nell’assioma: “L’energia segue il pensiero”.

Senza addentrarci ulteriormente oltre la soglia di questa incommensurabile potenzialità, vogliamo focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti della cosiddetta realtà.

Per incamminarci su questo percorso, dobbiamo avvalerci di uno strumento indispensabile che, come la fiaccola, illumina il viandante e lo aiuta ad avanzare per la via stretta e buia della conoscenza. Lo strumento in questione è la Coscienza.

La coscienza è infatti l’apparato interiore che sintetizza l’esperienza nei vari piani della vita e la restituisce all’individuo come realtà comprovata e assimilata. E’ quindi, importante riconoscere in quale piano o campo dirigiamo il nostro esperire poiché, là dove focalizziamo e ancoriamo la nostra coscienza, su quel piano evidenziamo una determinata realtà.

Quanti sono i piani entro i quali possiamo fare esperienza e quindi ricavarne coscienza di realtà?

La Scienza quantica ha iniziato a penetrare il campo che definisce subatomico o della materia infinitesimamente piccola, la quale custodisce un’energia enorme, risponde a leggi particolari e ci dà prova di una più vasta realtà.

La Scienza dello Spirito ci rivela che, oltre la materia grossolana che dà forma al piano fisico, ne esistono differenziazioni sempre più sottili e invisibili all’occhio del profano, di cui sono costituite tutte le creature dell’Universo. Anche noi esseri umani, quindi, siamo formati da densità materiali differenti, le quali rispondono all’esigenza di attrezzarci di strumenti idonei per poter esperire ogni stato della realtà. Non solo quello fisico, ma anche quello emotivo, mentale e, più in profondità, quello della realtà dell’Anima e dello Spirito.

Allora è chiaro che se la mia coscienza è strettamente ancorata al piano fisico, io percepisco quella fisicità come l’unica realtà esistente. Se, altrimenti, rivolgo il mio sguardo all’interno, verso una percezione interiore della vita, posso accedere ad altri stati, a più alti livelli a cui ancorare la mia coscienza. Magari per pochi istanti, su quei piani della materia sottile in cui, come ci spiega la fisica quantistica, la realtà assume altre forme e altri aspetti, posso sperimentare, attraverso sensi più sottili, dimensioni altrettanto reali della vita.

Una multidimensione, in cui non esiste più una sola possibilità, condizionata dalla linearità del tempo, ma infinite possibilità contemporanee, tutte lì a mia disposizione, a cui posso attingere, o meglio, a cui attinge la mia Anima, con chiaro atto volitivo. Quando realizzo un contatto permanente con quel piano interiore che, la Saggezza antica chiama Mente superiore o piano Causale, dirigo la mia vita scientemente - ne sono causa - non più succube degli eventi.

E’ da quel “luogo eccelso” che si compiono i veri miracoli dell’esistenza, per i quali la vita cambia di-segno e volge verso la completezza, l’integrazione, l’inclusività, l’Amore incondizionato.

Questo è il percorso di conoscenza che viene indicato come Il sentiero del discepolo che conduce alla Via delle Illuminazioni. Esso presuppone la volontà fervida di giungere alla meta della saggezza attraverso lo studio dell’Insegnamento, il distacco dalle attrazioni materiali, il controllo delle emozioni, la disciplina della mente e il servizio altruistico. Stadi di crescita scientemente approntati perché la visione della realtà emergente e le capacità superiori via via acquisite, non alimentino l’orgoglio personale o sfocino in delirio di onnipotenza, ma siano indirizzate verso il bene dell’Umanità.

E’ un’ipotesi affascinante che cattura colui che vuole conoscere, perché sa che la conoscenza sconfigge l’ignoranza e dunque, la paura dell’ignoto che la partorisce.

Quando l’ignoto viene penetrato, con coraggio e perseveranza, si riversa in esso la luce dell’esperienza e la coscienza si espande spostando la propria limitazione un poco più in là, dove qualche cosa di oscuro è nuovamente svelato ed entra a far parte del vissuto.

Man mano che si procede, ampliando il limite della coscienza, si abbracciano orizzonti sempre più vasti e si prende visione di una Realtà Nuova di cui è rivelato il progetto e il disegno. Allora l’essere umano realizza, nel proprio intimo, che il mondo fisico è solo l’ultima parte, quella più limitata e illusoria, di una realtà molto più estesa. Realtà che contempla la compenetrazione di tutte le vite, in tutte le forme in cui si palesano, sistemi solari o infinitesimi quanti, quale intreccio indissolubile della Vita Una.

mercoledì 10 giugno 2009

Il Bigotto e la Prostituta

Vi era una volta un sannyäsin che viveva presso un tempio di Shiva. In faccia a lui abitava una prostituta. Vedendo tanti uomini che continuamente andavano da lei, un giorno il sannyäsin la fece chiamare, e la redarguì dicendole:
"Tu sei una grande peccatrice. Commetti peccato giorno e notte. La tua sorte sarà terribile".
La disgraziata si pentì amaramente della sua cattiva condotta, e di tutto cuore supplicò Dio di perdonarla. Ma essendo l'amore venale il suo solo mestiere, non le era facile trovare un altro mezzo di sussistenza. Così continuava a dare il suo corpo, provando tuttavia ogni volta una contrizione profonda, e implorando sempre più intensamente il perdono divino. Il sannyäsin, vedendo che i suoi consigli non producevano effetto, pensò di contare gli uomini che sarebbero andati a trovare quella donna. E da quel momento, ogni volta che un uomo entrava da lei, metteva da parte un ciottolo. Il mucchio divenne poco a poco imponente. Un giorno disse alla donna, mostrandole il mucchio:
"Vedi questo mucchio di ciottoli? Ognuno dei sassi di cui è composto rappresenta un peccato mortale che hai commesso dall'ultima volta che ti consigliai di cambiar vita. Te lo ripeto ancora: 'diffida dalle tue cattive azioni'."
La povera donna si mise a tremare, vedendo materializzato in quel modo il cumulo dei suoi peccati. Pregò Dio con lacrime cocenti, e ripeteva a bassa voce:
"Signore, perché non mi liberi da questa miserevole vita che sto conducendo?".
La sua preghiera fu esaudita; il giorno stesso l'angelo della morte passò da lei. Per una strana volontà di Dio, lo stesso giorno morì anche il sannyäsin. I messaggeri di Vishnu discesero dal cielo e portarono il corpo spirituale della prostituta pentita nelle regioni celesti; mentre invece i messaggeri di Yama s'impadronirono dello spirito del sannyäsin e lo trascinarono nei mondi inferiori. Il sannyäsin vedendo la sorte della prostituta, protestò:
"Ma come! E' questa la giustizia di Dio? Ho passato tutta la mia vita nell'ascetismo e nella povertà, e ora mi portano all'inferno, mentre questa donna, la cui vita non fu che un tessuto di peccati, sale al paradiso".
Udendo queste proteste, i messaggeri di Vishnu risposero:
"Le decisioni di Dio sono sempre giuste; si raccoglie ciò che si è pensato. Tu hai passato la vita nella vanità, facendo mostra dei tuoi meriti, ricercando onori e gloria, e Dio ti compensa così. Il tuo cuore non ha mai avuto veramente sete di Lui. Questa donna, invece, pregava Dio giorno e notte, anche quando il suo corpo peccava. Vedi come il tuo corpo ed il suo vengono trattati da quelli che sono rimasti sulla terra. Non avendo il tuo corpo mai peccato, lo hanno adornato di fiori e di ghirlande, e ora lo portano in processione, a suon di musica, fino al fiume sacro. Mentre il corpo della prostituta, che ha peccato, è. ormai preda degli avvoltoi e degli sciacalli. Nondimeno, il suo cuore era puro; e perciò essa va ora nella sfera riservata ai puri. Il cuore tuo, invece, fu sempre assorbito dalla contemplazione dei peccati altrui, e così divenne impuro. Ecco perché tu scendi nella regione degli uomini impuri. Eri tu la vera prostituta, non lei."

Leo Buscaglia

Felice Leonardo Buscaglia detto Leo (31 marzo 1924 – Glenbrook, Nevada, 11 giugno 1998) è stato un docente al Department of Special Education presso la University of Southern California e scrittore statunitense.

Leo Buscaglia, nato negli Stati Uniti da genitori italiani (della Valle d'Aosta) fu il primo ad istituire un corso universitario sull'amore negli Stati Uniti, e divenne per questo noto come "Il professore dell'Amore".

È stato autore di numerosi bestseller sull'educazione e sull'amore.

martedì 9 giugno 2009

Lobsang Rampa

Tuesday Lobsang Rampa fu un lama tibetano nato a Lhasa, capitale del Tibet. Lobsang fu educato sin dalla tenera età, nella lamaseria di Chakpori, specializzata nell'educazione dei monaci-medici. Divenne lama prestissimo e si impegnò interamente allo scopo che gli astronomi tibetani avevano predetto per lui: far conoscere nel mondo la cultura tibetana per non farla scomparire; di li a poco infatti il Tibet venne conquistato dal governo comunista cinese ma Lobsang riuscì a scappare. Il suo primo viaggio avvenne in Cina dove studiò medicina, si ritrovò poi anche in un campo di concentramento giapponese. Lobsang Rampa non è il suo vero nome, ricercato dalla polizia comunista in tutto il mondo, fu costretto a cambiarlo per sfuggire all'inseguimento. Lobsang nasce nel 1907 e muore tra il 1967 e il 1971 (non si conosce la data precisa). Tra gli innumerevoli libri due però, ovvero “L'eremita” e “Saggio sul Tibet”, sono una truffa perché non scritti da Rampa, che era deceduto prima, ma da un personaggio ignoto che prese in prestito il suo nome. Lobsang morì mentre stava scrivendo il settimo capitolo dell'eremita, si può notare infatti un cambio di stile notevole dal settimo capitolo all'ottavo. Lobsang fu il primo personaggio tibetano a far conoscere all'occidente la cultura di quell'affascinante paese adempiendo pienamente al suo predetto-destino.

Il Vecchio e il Cavallo

C’era una volta, in un villaggio, un vecchio. Era molto povero, ma anche i re erano invidiosi di lui perché aveva un meraviglioso cavallo bianco.

Un cavallo come quello non era mai stato visto: aveva bellezza, portamento, forza. I re, per quel cavallo, erano disposti a pagare cifre favolose. Ma il vecchio rispondeva:

"Questo cavallo, per me non è un cavallo, è una persona. Come si può vendere una persona? E’ un amico e non una cosa. Come puoi vendere un amico?"

Il vecchio povero com’era, avrebbe avuto tutte le tentazioni per arricchirsi, ma non vendette mai il cavallo.

Un giorno, improvvisamente, scoprì che il cavallo non era nella stalla. La gente del villaggio si riunì e gli disse:
"Stupido vecchio, sapevamo che alla fine il tuo cavallo sarebbe stato rubato. Tu, così povero, come potevi proteggere una cosa così preziosa? Sarebbe stato meglio venderlo prima, avresti realizzato qualunque cifra avessi chiesto. Adesso il cavallo è andato: è una maledizione, una sfortuna."

Il vecchio rispose: "Non andate troppo lontano, semplicemente dite che il cavallo non è nella stalla. Questi sono i fatti, ogni cosa in più è un giudizio. Se sia una sfortuna o no, come potete saperlo? Come giudicate?"

La gente disse: "Non prenderci in giro. Noi, certo, non siamo grandi filosofi, ma qui il filosofo non serve. Il fatto è che il cavallo non è nella stalla e questa è una disgrazia".

Il vecchio disse: "convengo che la stalla sia vuota e il cavallo scappato. Non so altro, non posso dire se sia una benedizione o una sfortuna. Quello che so è solo un frammento. Chi conosce come proseguirà questa storia?"

La gente rideva: lo credeva pazzo. Solo un pazzo rinunciava alla fortuna, per vivere miseramente alla giornata, tagliando legna nel bosco.

Dopo quindici giorni, una notte, improvvisamente, il cavallo ritorno nella stalla. Non era stato rubato, era semplicemente corso via libero, verso la prateria. Non solo era tornato, ma con sé aveva condotto anche una dozzina di cavalli selvaggi.

Di nuovo la gente si riunì e disse: "Vecchio, avevi ragione tu, e noi torto. Non è stata una disgrazia, ma una benedizione. Ci dispiace di aver sbagliato".

Il vecchio rispose: "Ancora una volta state correndo. Dite soltanto che il cavallo è nella stalla e che altri dodici cavalli sono venuti con lui. Non giudicate. Chi sa se questa è una benedizione o no? E’ solo un frammento. Fino a che non si conosce l’intera storia, come si fa a giudicare? Potete leggere una pagina di un libro e giudicare tutto il libro? Potete leggere una frase di una pagina e giudicare l’intera pagina? Potete leggere una sola parola di una frase e giudicare tutta la frase? Ma anche una sola parola ha un significato così vasto… Nessuno sa se è una benedizione. Io sono felice di non giudicare: non disturbatemi!"

Questa volta la gente non lo criticò apertamente, il vecchio poteva avere ragione anche questa volta. Ma dentro, pensava ai 12 cavalli che, dopo breve addestramento, sarebbero stati venduti, con notevole profitto.

Il vecchio aveva un figlio unico che cominciò a addestrare i cavalli selvaggi. Una settimana più tardi, cadde da cavallo mentre cercava di domarne uno e si ruppe le gambe.

Di nuovo la gente del villaggio si radunò e disse: "Avevi ragione ancora una volta. Non è stata una benedizione, ma una disgrazia. Il tuo unico figlio ha perduto le gambe. Alla tua età era l’unico tuo sostegno. Adesso sei più povero che mai".

Il vecchio rispose: "Siete ossessionati dai giudizi. Non correte. Dite solo che mio figlio ha le gambe rotte. Chi sa se si tratta di disgrazia o fortuna, nessuno lo sa! Ancora un frammento, nient’altro vi è stato dato. La vita viene per frammenti, il giudizio riguarda la totalità".

Accadde che, dopo qualche settimana, il paese entrasse in guerra contro la nazione confinante e tutti i giovani furono costretti ad arruolarsi e a partire. Solo il figlio del vecchio, avendo le gambe rotte, fu risparmiato.

La gente si riunì, gridando e piangendo, perché da ogni famiglia un giovane era stato portato via. Senza speranza di ritorno, destinati a morte certa, perché il paese che stavano attaccando era molto più forte e la disfatta assicurata.

"Avevi ragione, vecchio" dissero le persone riunite ancora una volta. "Dio sa, e questo prova che era una benedizione. I nostri figli non ritorneranno, tuo figlio, tra breve, ritornerà a camminare e starà ancora con te!"

Rispose il vecchio: "E’ impossibile discutere con voi che giudicate, giudicate e ancora giudicate. Nessuno sa! Dite soltanto che i vostri figli sono stati costretti a partire e mio figlio no! Ma nessuno sarà mai in grado di dire se è una benedizione o una disgrazia. Solo Dio sa! E quando si dice solo Dio sa, si intende l’Assoluto sa. Non giudicate, altrimenti non sarete mai in grado di divenire tutt’uno con l’Assoluto."

lunedì 8 giugno 2009

Giuliano Falciani


Giuliano Falciani, ricercatore indipendente, dopo numerosi anni di intensa ricerca nel campo delle scienze umanistiche, filosofiche e spirituali fonda nel febbraio del 1998 l'Associazione Culturale SaraS con sede a Pisa.
Iscritto alla Lista Speciale dell'Ordine dei giornalisti è Direttore Responsabile del giornale "SaraS" periodico di informazione culturale, storico, teologica, spirituale.
Organizza e partecipa come relatore alle conferenze di SaraS che si tengono periodicamente in molte città italiane.

Le tre cose migliori

C’era un re che era solito porre tre domande a tutti coloro che andavano da lui. La prima domanda era: "Chi è la persona migliore?" La seconda era: "Qual è il tempo migliore?"; e la terza: "Qual è l'azione migliore?"

Il re era molto ansioso di conoscere le risposte a queste domande.

Un giorno, recatosi nella foresta, spostandosi fra colline e pianure, vide un ashram e desiderò fermarsi colà per riposarsi. Giunto che fu al romitaggio, vide un sadhu che stava innaffiando le piante. L'anacoreta, notata la stanchezza del re, interruppe il lavoro che stava facendo per corrergli incontro ed offrirgli frutta e acqua fresca.

In quello stesso istante un altro asceta trasportò all'âshram un uomo lacerato da numerose ferite su tutto il corpo ed il primo eremita gli andò incontro, disinfettò tutte le ferite del poveretto e vi applicò sopra delle erbe curative. Intanto lo confortava con parole di consolazione.

Il re voleva ringraziare ed andarsene e l'anacoreta gli diede la sua benedi zione; ma al re erano rimaste insolute le sue tre domande ed era curioso di sapere se il sàdhu l'avrebbe potuto illuminare su quelle questioni. L'eremita affermò che le risposte alle tre domande erano racchiuse nelle azioni a cui il re aveva appena assistito nell'âshram. Infatti – gli ricordò il sadhu – quando il re arrivò al monastero, egli stava innaffiando le piante, e quello era il suo dovere. A quel punto, vedendo il re, il monaco aveva tralasciato il suo dovere ed era accorso dal re per ristorarlo con frutta ed acqua; ciò era pienamente rispondente alla corretta tradizione sull'ospitalità. Mentre stava placando la sete e le fatiche del sovrano, era arrivato all'ashram un altro individuo, coperto di ferite; perciò il monaco aveva la-sciato il compito di servire il re e si era apprestato a servire l'altra persona nel bisogno.

Chiunque venga da te per cercar aiuto, in quel momento è il miglior individuo. Qualunque benessere tu possa procurargli ponendoti al suo servizio, quella è la migliore azione da compiere. E il momento presente, quando puoi fare qualcosa, è il più sacro di tutti i momenti.

domenica 7 giugno 2009

Ogni pensiero ed ogni parola creano

Ricorda:
1. Se tu ami gli uomini e ogni cosa allora soltanto tu ami veramente Dio.
2. Fa' agli altri ciò che vorresti sia fatto a te. Fa' il meglio che puoi e lascia a Dio il resto.
3. Ritorna a te quello che parte da te: semina il bene e raccoglierai amore.
4. Sappi volere: la volontà è il mezzo più potente per chi sa valersene.
5. Ciò che tu pensi si avvera. Perciò pensa a ciò che è costruttivo e che ti migliora. Non essere vittima di mali immaginari.
6. Il pensiero deve andare d'accordo con le tue parole e le parole con le azioni.
7. Nulla è peggiore della depressione. Accogli con viso sorridente qualunque cosa ti avvenga.
8. Questo mondo è come uno specchio: se sorridi, ti sorride; se lo guardi arcigno e diffidente con lo stesso viso arcigno e diffidente guarderà a te.
9. Se sei fra coloro che vogliono riformare il mondo, comincia col riformare te stesso: sii pronto ad agire sempre per il bene. Vinci tutte le antipatie. Vivi come Volontario del Bene e sarai una benedizione per tutti.
10. Se vuoi imparare una vita più alta segui fedelmente queste parole: sii buono, franco e semplice. Sii cortese, sereno e sicuro di te.

Ogni pensiero ed ogni parola creano...

Ogni pensiero che abbracciate, ogni fantasia che avete per provare una qualche emozione, crea un sentimento nel vostro corpo che viene registrato nella vostra anima. Questo sentimento crea poi il presupposto per gli avvenimenti della vostra vita, perché attirerà a voi quelle circostanze che corrispondono al sentimento già registrato nella vostra anima ed esse lo ricreano.
E sappiate che ogni parola che pronunciate crea i vostri giorni futuri, perché le parole sono solo suoni che esprimono i sentimenti della vostra anima i quali, a loro volta, sono nati dal pensiero.
Pensate che le cose vi accadano semplicemente per caso? Non esiste il caso o la coincidenza in questo regno? e nessuno è una "vittima" della volontà o dei piani altrui. Voi avete pensato e sentito tutto ciò che vi accade nella vostra vita. Lo avete prodotto fantasticando sul "come sarebbe? se..." o temendo qualcosa, o accettando come verità ciò che qualcun altro vi ha detto. Tutto ciò che accade, accade come atto intenzionale del pensiero e delle emozioni. Tutto!
Ogni pensiero che avete abbracciato, ogni fantasia a cui avete permesso di diventare vostro sentimento, tutte le parole che avete pronunciato, o sono già accadute o attendono di accadere.
Perché il pensiero è il vero donatore di vita che non muore mai, che mai può essere distrutto e che voi avete usato per creare ogni momento della vostra vita; è l'anello che vi collega con la Mente di Dio.


Tratto da: Dio in te, la divinità dimenticata, di Ramtha, Macro Edizioni, Cesena (FO).

Giorgio Boccaccio

Giorgio è considerato uno dei più autorevoli esperti europei nel campo della comunicazione e della formazione a livello aziendale, individuale e mediatico. La straordinaria conoscenza dell’animo umano, la capacità di analisi e di sintesi nella risoluzione dei problemi relativi ai meccanismi dell’incomprensione con se stessi e in ambito relazionale, sono le principali caratteristiche che lo contraddistinguono.
Nasce a Torino il 21 agosto del 1961 e sin dalla più tenera età, emerge in lui una spiccata attitudine per la comunicazione e le relazioni umane. Sperimenta molto presto la forza del potere di attrazione attirando nella sua vita straordinarie “coincidenze”. Nel 1979, a soli 17 anni, viene assunto, nonostante la giovane età, nel settore Ricerca e Sviluppo, da una grande azienda aereospaziale dove ha la possibilità di lavorare con i primi computers e studiarne i relativi linguaggi diventando progettista informatico ed elettronico. Affascinato dal computer per le sue implicazioni comunicative approfondisce la cibernetica, la psicologia e la linguistica: osservando i parallelismi tra il linguaggio umano e quello della macchina, scopre e verifica che la mente umana funziona esattamente come un computer. Nel 1983 durante gli studi universitari, incontra il mondo della Formazione e da quel momento in poi, dedica tutta la sua vita allo sviluppo del potenziale umano e alla crescita personale. Gli anni ‘80 sono la palestra fondamentale per i suoi esperimenti nel campo della comunicazione, poichè attraverso numerose esperienze fatte come animatore turistico, speaker radiofonico, presentatore, pubblicitario e successivamente come direttore di centri vacanze e piccole aziende, docente e giornalista; può mettere a fuoco il metodo che ancora oggi è applicato in ogni sua attività professionale e di formazione. Nel 1995, crea l’ABC Program; una serie di corsi di formazione e programmi innovativi di Comunicazione Personale Avanzata che offre in tutto il mondo e che hanno come obiettivo la soluzione definitiva di ogni problema esistente – nell’ambito della comunicazione – a livello individuale e aziendale. Dal 1998 al 2006 - come autore e conduttore- produce una serie di trasmissioni televisive sul BenEssere psicofisico e dell’anima come Arcipelago- Le isole del BenEssere (450 puntate) e Vietato Sporgersi per GRP TELEVISIONE; Mandala per PRIMANTENNA SUPERSIX e Quinta Dimensione per CANALE ITALIA; dove per la prima volta, ospita i migliori esperti mondiali di varie discipline olistiche. Nel 2006 pubblica il suo primo libro Usa le parole giuste. Nel 2007 un suo profilo e una scelta antologica del suo lavoro è pubblicato nel libro: Protagonisti italiani della Nuova Era edito da Melchisedek e lo stesso anno è più volte ospite sulla radio RTL 102.5 della trasmissione Totem.
Attraverso conferenze, libri, articoli e interventi mediatici, Giorgio divulga i risultati delle sue ricerche e delle sue conoscenze, per accompagnare più persone possibile a migliorare la qualità della loro vita in sincronia con il grande cambiamento epocale di cui tutti siamo consapevoli.

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